Su input di Italian Tech Alliance e Ulixes Capital Partners, il ministero dell’Economia e delle Finanze estende l’agevolazione del carried interest alle holding di partecipazione.
Confermata, da parte del ministero dell’Economia e delle Finanze, la possibilità di estendere la disciplina fiscale del “carried interest” anche alle holding di partecipazione.
La decisione, finora riguardante solo gli Oicr (Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio), è stata presa in seguito all’interrogazione parlamentare presentata dall’onorevole Giulio Centemero, membro della Commissione Finanze della Camera, su invito di Italian Tech Alliance e della holding di partecipazione Ulixes Capital Partners.
Francesco Cerruti, direttore generale di Italian Tech Alliance, commenta così la decisione del ministero dell’Economia e delle Finanze:
«Si tratta di un provvedimento importante perché dà anche alle holding di partecipazione la dignità di soggetti chiave dell’ecosistema, al pari degli Oicr, sciogliendo al tempo stesso un importante dubbio applicativo per chi opera investimenti attraverso questi strumenti».
Il “carried interest” è un’agevolazione fiscale per incentivare il management di fondi che ha l’obiettivo di allineare gli interessi dei manager con quelli degli investitori, sviluppando così il mercato del private equity e del private debt. Questo strumento d’incentivazione è indispensabile per garantire investimenti in startup e Pmi innovative in fase di avvio.
Poiché le holding di partecipazione (family office, club deal, sindacati d’investimento) sono il primo interlocutore professionale di investimento con cui dialogano le imprese innovative, Italian Tech Allinace ha posto come uno dei suoi principali obiettivi quello di: «dare un contribuito al chiarimento di alcune norme apparentemente penalizzanti, come quelle relative alle holding di partecipazione che operano nel settore Venture Capital». Proprio perché le holding investono dove manca il presidio degli altri investitori come i classici Oicr, l’associazione ha spinto per farle rientrare nel “carried interest”.
«La presenza di un maggior numero di holding di partecipazione aumenterebbe gli investimenti nella fase seed, aumentando la base di progetti finanziati o capitalizzando meglio quelli più meritevoli, generando a cascata maggiori opportunità di investimento anche per gli operatori delle fasi di investimento successive», continua Francesco Cerruti. «Avere progetti meglio capitalizzati e supportati significa infatti accelerare il raggiungimento delle metriche che rendono tali società appetibili per l’accesso ai capitali nei round Serie A e B dei fondi sia nazionali che internazionali».
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