Il governo punta su più estrazioni di gas in Italia e un maggiore ricorso alla produzione delle centrali a carbone per evitare di dover imporre una riduzione dei consumi.
Più estrazioni di gas e maggior ricorso al carbone: è questo il piano del governo per prevenire un eventuale blocco delle forniture russe. L’esecutivo guidato da Mario Draghi ha iniziato a predisporre il pacchetto di norme che dovrebbe essere trasformato in decreto la prossima settimana.
Da una parte si punta ad aumentare la produzione d’energia nelle centrali a carbone, dall’altro si vuole sbloccare le estrazioni di gas sul territorio nazionale. Tra le nuove misure ci sono anche incentivi per puntare su parchi eolici, solari e geotermici.
Ad anticipare le misure che potrebbero essere contenute nel decreto (atteso per giovedì) è la Repubblica, spiegando che l’intervento principale riguarderà nuove norme contro i rincari della benzina, delle bollette e delle materie prime.
Ma non solo, perché l’esecutivo guarda anche avanti e al giorno in cui potrebbe arrivare lo stop alle forniture russe. Non a caso si pensa anche ad alcune norme per la semplificazione delle autorizzazioni per le rinnovabili, con in campo l’ipotesi di nominare un commissario contro la burocrazia. Le novità principali in materia energetica, comunque, riguarderanno gas e carbone. Con l’obiettivo di evitare una riduzione forzata dei consumi in caso di carenza di forniture.
Il piano del governo: aumentare produzione da carbone
Tra gli obiettivi principali, a breve termine, del governo c’è l’aumento dell’energia prodotta dal carbone. In questo momento in Italia sono attive sei centrali a carbone, da cui deriva il 6% dell’energia utilizzata nel Paese.
Il potenziale è molto maggiore. Solo a Civitavecchia, per esempio, è in funzione una sola unità produttiva, ma potrebbero funzionarne senza problemi due o tre. E anche a Brindisi e Monfalcone la produzione può essere incrementata.
Il governo non vuole aprire impianti chiusi o nuovi, ma potrebbe puntare su quelli già attivi. Si vuole coprire il 10% della domanda di energia nazionale, quindi con un aumento del 4% attraverso il carbone in tempi brevi.
Servirà importare più carbone, ma la carenza della materia prima non aiuta: l’Italia potrebbe comprare in Australia, dove la disponibilità è maggiore. Poi bisognerà intervenire anche sul piano di decarbonizzazione, spostando in avanti la chiusura delle centrali (prevista per il 2025) e rivedendo i limiti di produzione.
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Più estrazioni di gas in Italia
L’altro obiettivo dell’esecutivo è aumentare le estrazioni dai giacimenti nazionali di gas. Il primo problema da sormontare è quello legato ai vincoli del Pitesai, il Piano della transizione energetica sostenibile.
A livello pratico l’idea dell’esecutivo non è di riattivare i pozzi chiusi, ma di intervenire su quelli già attivi. Più difficile puntare su nuove trivellazioni nell’alto Adriatico. È invece più probabile un aumento delle estrazioni nel basso Adriatico e in Sicilia.
Bisognerà capire quale sarà la forma da seguire per autorizzare questi aumenti, tanto che si pensa addirittura a un commissario che se ne occupi. Il potenziale per le estrazioni del gas è enorme: si parla di 40 miliardi di metri cubi nell’alto Adriatico e di 10 miliardi aggiuntivi in Sicilia.
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