L’estrema destra farà a pezzi l’Unione europea?

Alessandro Cipolla

12/06/2024

Dopo queste elezioni europee una domanda serpeggia nel Vecchio Continente: l’estrema destra in crescita manderà in frantumi l’Ue? L’unica vittima però potrebbe essere il Green Deal.

L’estrema destra farà a pezzi l’Unione europea?

L’estrema destra può far deflagrare l’Unione europea? Visti i risultati delle elezioni europee in molti si staranno facendo questa domanda anche se, guardando la possibile composizione del prossimo Parlamento europeo, appare probabile che a Bruxelles lo scettro del potere possa rimanere ben saldo nelle mani della triade formata da Popolari, Socialisti e Liberali.

Eppure la crescita della destra nell’Ue è lampante: Giorgia Meloni ha sfiorato il 30% in Italia, Marine Le Pen ha sfondato l’asticella in Francia, in Germania i nostalgici di AfD sono ora il secondo partito mentre in Austria FPÖ è in testa e presto potrebbe guidare il Paese.

Il tutto senza dimenticare la forza di Viktor Orban in Ungheria, il peso rilevante di Pis in Polonia, quello del PVV di Geert Wilders nei Paesi Bassi e dei Democratici Svedesi in Svezia. Insomma, anche se numericamente destinata ancora all’opposizione, la destra in Europa appare forte come non mai.

Anche se queste forze hanno costruito buona parte del proprio successo sull’euroscetticismo, adesso solo AfD vorrebbe portare la Germania fuori dall’Ue tanto da avere pronto un referendum a riguardo.

Marine Le Pen nel 2017 voleva far uscire la Francia dall’Ue e dalla Nato se eletta presidente, mentre ora vorrebbe solo “cambiare” Bruxelles: una piroetta questa simile a quelle da noi messe in atto da Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Polonia e Ungheria in passato più volte hanno abbaiato contro Bruxelles, ma senza i fondi comunitari e i benefici del mercato comune i due Paesi andrebbero in grande difficoltà: la soluzione di conseguenza è incassare con una mano e agitare il popolo con l’altra.

In questo scenario, appare improbabile che la destra nei prossimi cinque anni possa distruggere l’Unione europea, ma questa crescente forza potrebbe in qualche modo influire sulle strategie della Commissione europea.

Come la destra può cambiare l’Unione europea

Ci sono due enormi motivi che impediranno all’estrema destra di stravolgere l’Unione europea. Il primo è numerico, visto che insieme tutti questi partiti supererebbero di poco i 150 eurodeputati a fronte di una maggioranza minima all’Eurocamera di 361 parlamentari: anche con i 185 seggi dei Popolari non potrebbe nascere una maggioranza tutta spostata a destra.

Il secondo motivo è che buona parte di questi partiti non vogliono stravolgere l’Ue, ma solo entrare nella stanza dei bottoni per poter contare veramente a Bruxelles. Giorgia Meloni per esempio ha fatto una campagna elettorale non lesinando temi euroscettici, dimenticando però di essere stata negli ultimi mesi la premier comunitaria più vicina a Ursula von der Leyen.

Strategie politiche e comunicative che mi fanno tornare in mente un colloquio avuto con un esponente di peso del Pd prima delle elezioni politiche del 2018. Quando a taccuino chiuso gli chiesi come mai Renzi avesse inserito nel programma elettorale dei dem il salario minimo, mi rispose candidamente “tanto perdiamo”.

La crescita della destra però potrebbe avere una grande vittima in Europa: il Green Deal. Questo piano da 2.500 miliardi di investimenti - 1.000 miliardi dei quali già inseriti nel bilancio pluriennale 2021-2028 - per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, potrebbe subire delle pesanti modifiche.

Annusata l’aria che tira, quando Ursula von der Leyen ha bussato alla porta dei Verdi per puntellare la sua possibile futura maggioranza, questi le hanno chiesto un impegno scritto a non cambiare il Green Deal in cambio dell’appoggio.

Il fatto che le trattative si siano interrotte di fronte a questa richiesta è emblematico di come a Bruxelles nessuno sia pronto a scommettere sul futuro del Green Deal, un piano da sempre osteggiato dalla destra che non vede l’ora di depotenziare.

Molto dipenderà da chi sarà il prossimo presidente della Commissione europea e da quale maggioranza sarà sostenuto: per un ribaltone totale a Palazzo Berlaymont però i tempi non sembrerebbero essere ancora maturi.

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