La guerra commerciale tra Europa e Cina può accelerare la recessione del vecchio continente? Cosa può accadere secondo le analisi degli esperti.
La guerra commerciale tra Europa e Cina è ormai in corso, stando al tono severo dell’Ue nei confronti di Pechino e delle sue pratiche considerate sleali per la concorrenza.
Con il ricordo della disfatta dell’industria solare dieci anni fa, quando le importazioni a basso costo dalla Cina avevano distrutto la produzione europea, si cercherà ora di sostenere soprattutto l’industria automobilistica dell’Ue. Quest’ultima, infatti, potrebbe essere potenzialmente vulnerabile a causa di sussidi cinesi che rendono i loro veicoli a basso costo e senza concorrenti.
A Bruxelles il clima è ormai di sfida e, stando a indiscrezioni, c’è soprattutto la Francia a spingere per avere il pugno duro contro Pechino: o l’Europa afferma il suo potere o si sottomette alla Cina, questo è il nuovo ritornello.
L’intenzione non è quella di trasformare il rapporto commerciale da 900 miliardi di dollari l’anno dell’Europa con la Cina in una battaglia testa a testa come quella di Pechino con gli Stati Uniti, ma piuttosto di stabilire condizioni di parità tra i maggiori blocchi economici del mondo, dicono i funzionari.
Ma quali conseguenze ci sarebbero se davvero si adottassero delle tariffe europee sulle importazioni? Chi vincerebbe tra Cina e Ue? Alcune analisi e avvertimenti.
Guerra commerciale Ue-Cina: cosa può accadere? I costi
L’Ue ha avviato un’indagine sui sussidi che potrebbe portare a tariffe e aumentare la prospettiva di un cambiamento epocale nel processo decisionale europeo, mettendo da parte i principi del libero scambio e dei mercati aperti come il modo migliore per difendere gli interessi economici del continente.
Sono queste alcune prime considerazioni sulla politica decisa dell’Europa contro la Cina, soprattutto in questo settore ormai cruciale nel quadro della transizione energetica, quello delle auto elettriche.
Martedì 26 settembre, il commissario Dombrovskis dell’Ue ha affermato a Pechino durante la sua visita che l’uso dei sussidi da parte di Stati Uniti e Cina per sostenere la produzione nazionale di veicoli elettrici è una pratica che fa emergere “dubbi” in Europa.
Ha aggiunto che “mentre noi rispettiamo le regole ci aspettiamo che anche gli altri rispettino le regole e dobbiamo essere in grado di difenderci quando vediamo la presenza di sussidi che distorcono il commercio in una forma o nell’altra”.
Qualsiasi provocazione da parte della Cina rappresenta, però, una scommessa enorme per l’Eurozona che già lotta per emergere dalla crisi energetica e dalla peggiore ondata di inflazione nella storia, ha sottolineato un’analisi di Bloomberg.
In aggiunta al disagio, le tariffe cinesi sarebbero difficili da prevedere e potrebbero potenzialmente intrappolare una serie delle più grandi aziende del continente, compresi i gruppi francesi del lusso per i quali la più grande economia asiatica è un mercato chiave.
“Se si guarda alla cosa in modo molto semplice, si potrebbe dire che se le misure europee sui veicoli elettrici cinesi dovessero concretizzarsi, allora c’è il rischio di ritorsioni a cui le auto tedesche potrebbero essere maggiormente esposte” ha affermato Michala, capo economista della Société Générale.
Secondo i calcoli di Allianz Trade, se l’Ue dovesse imporre un aumento delle tariffe di 1 punto percentuale, le perdite totali per la Cina – tenendo conto della sensibilità ai prezzi – ammonterebbero a circa 8,4 miliardi di dollari. Sebbene possa trattarsi di una somma elevata, ammonta solo allo 0,2% delle esportazioni cinesi rispetto all’1,5% delle importazioni dell’Ue.
L’Europa, occorre ricordare, dipende dal dragone per diversi settori chiave, come il grafico elaborato da Bloomberg ha messo in evidenza:
La dipendenza dai beni cinesi potrebbe anche trasformarsi in uno shock inflazionistico asimmetrico, poiché l’Europa dovrebbe accettare prezzi più alti per i materiali critici, mentre la Cina potrebbe essere più autosufficiente o rivolgersi ad altri mercati per sostituire i beni europei.
In un contesto di elevata inflazione e di una campagna di inasprimento monetario record da parte della Banca Centrale Europea, il blocco potrebbe finire per scivolare in recessione, secondo Ana Boata, responsabile della ricerca economica presso Allianz Trade.
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