In 2 grafici sono evidenziate due sfide cruciali per la crescita economica dell’Europa, che oggi arranca in un contesto globale complesso e frammentato.
Quale futuro per la crescita in Europa? Incerto e ricco di sfide epocali e insidiose potrebbe essere una sintetica risposta.
Non c’è dubbio, infatti, che con il voto per il Parlamento Ue alle porte, i 27 Stati membri si trovano a dover affrontare questioni complesse ma urgenti, per le quali trovare soluzioni efficaci, lungimiranti e credibili. L’elenco delle sfide che chiamano in causa l’Unione è lungo: conflitto in Ucraina, guerra in Medio Oriente, transizione energetica, piani di difesa comune, relazioni commerciali e diplomatiche con la Cina, approvvigionamento di materie prime, competitività delle imprese Ue, diminuzione dei debiti nazionali, sviluppo tecnologico.
A incorniciare un quadro di tale ampiezza vi sono le questioni conti pubblici e crescita. I due temi pressano più che mai l’Europa in un contesto in cui gli Usa corrono, la Cina sembra inarrivabile nell’economia green e divide il mondo e la Germania, motore Ue un tempo, oggi in crisi strutturale e industriale.
In 2 grafici gli analisti di Ispi hanno evidenziato quelle che possono essere annoverate come le principali sfide europee del prossimo futuro (senza la pretesa di considerarle esaustive). La credibilità dell’Ue come soggetto unitario passa anche - non solo - per la capacità di superare gap economici nocivi.
Europa: 2 grafici per capire le sfide economiche urgenti
Il nuovo Patto di Stabilità è stato approvato dal Parlamento Ue e l’Italia non gioisce. Su questo punto si sofferma un grafico molto eloquente di Ispi, nel quale sono raffigurati i rapporti deficit/Pil dei principali Paesi Ue e dell’Eurozona.
La considerazione di base è che con l’entrata in vigore delle regole fiscali europee i conti pubblici delle nazioni tornano sotto controllo e gli esiti sembrano essere negativi, non solo per l’Italia. Non sarà facile restare sotto la soglia del 3%, anche per Paesi come la Francia:
Dopo le elezioni europee è certo che scatteranno le procedure di infrazione. L’Italia lo ha già anticipato. Andando oltre le polemiche politiche che sicuramente domineranno il dibattito, con l’immagine dell’Europa austera pronta a tornare, la questione importante è un’altra: dalla pandemia in poi, i nodi conti pubblici, crescita solida, sviluppo a lungo termine sono venuti al pettine, ma non sono stati sciolti.
Il debito è cresciuto a dismisura e gli squilibri fiscali minacciano non solo i Paesi indebitati in modo cronico come l’Italia. La sfida è enorme: favorire la crescita, senza affossare conti pubblici e welfare (che caratterizza l’identità europea).
Ecco, allora, che giunge sotto la lente il secondo grafico Ispi relativo alla produttività.
Se il divario, per esempio, tra Italia e Usa è enorme e molto più marcato rispetto al gap tra Germania e Stati Uniti, allora la risposta per colmarlo dovrebbe essere proprio comunitaria, suggerisce l’analisi.
In fondo la produttività va di pari passo con la competitività, lo sviluppo nel lungo periodo, la crescita dei salari. E su questi temi l’Ue si sta interrogando da tempo, consapevole che sono le chiavi per avere un ruolo nel mondo come soggetto unitario.
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