L’analista geopolitico Gabellini ha spiegato perché l’Europa deve temere la politica commerciale di Trump, che considera l’Ue deprecabile come la Cina.

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Archiviate le elezioni Usa con la netta vittoria di Trump, ora i riflettori sono tutti puntati su come plasmerà le relazioni commerciali e politiche con il mondo di ritorno alla Casa Bianca.

Molto potrebbe cambiare anche nei confronti dell’Ue, paragonata in senso dispregiativo alla Cina dallo stesso tycoon durante un’intervista in campagna elettorale. L’espressione ha assunto subito un tono più minaccioso che conciliante negli ambienti europei, poiché Trump considera le relazioni commerciali tra Usa e Unione europea troppo sbilanciate e sfavorevoli agli interessi nazionali statunitensi.

La questione è seria, come spiegato dall’analista di geopolitica e saggista Giacomo Gabellini, ospite di Money.it per commentare le ultime vicende internazionali. Secondo l’esperto:

Trump su questo è stato molto chiaro, ha dichiarato che i paesi dell’Unione Europea sono tanto deprecabili quanto la Cina, perché? Perché al pari della Cina hanno degli avanzi commerciali giganteschi nei confronti degli Stati Uniti, naturalmente questo è anche colpa degli Stati Uniti che si sono deindustrializzati... il punto di Trump è che i 500-700-1000 miliardi di deficit commerciali all’anno sono la fotografia di un paese che non produce più...

Quale soluzione, quindi, per rilanciare l’economia Usa? La risposta spesso ascoltata da Trump e dal suo entourage è stata imporre dazi, anche alle merci europee in entrate negli Usa. Il colpo non sarebbe di poco conto, considerando anche l’intenzione di aumentare le tariffe sulla Cina con ripercussioni quindi sull’intera Europa.

Gabellini ha sottolineato che “tornare a produrre in tutta una serie di settori e quindi a ricostruire la prosperità di una classe media che si è impoverita nel corso degli anni è la mannaia di Trump che si abbatterà sull’Europa...”.

Un’Europa, sempre secondo l’analista, che ha quindi l’urgente necessità di trovare una sua indipendenza diplomatica, militare, politica, economica rispetto ai dettami Usa seguiti finora.