Nuovi dati sull’attività manifatturiera dell’Eurozona confermano la contrazione della regione e un contesto ancora cupo e senza una ripresa davvero solida. Cosa succede? Focus anche sull’Italia.
L’Europa conferma uno scenario economico cupo dopo i dati del Pmi manifatturiero di novembre.
Nonostante il lieve aumento sul mese precedente, infatti, la performance del settore rimane fragile e senza slancio. Il rallentamento generalizzato dell’attività manifatturiera della zona euro si è leggermente attenuato, ma il settore è rimasto profondamente radicato in territorio di contrazione e le fabbriche hanno ridotto il personale per il sesto mese consecutivo.
Dopo il risultato di ieri sull’inflazione, che ha registrato una maggiore frenata rispetto alle attese, l’Eurozona sperava in dati più rincuoranti anche sull’attività manifatturiera. Così non è stato, con l’Italia che ha addirittura registrato un peggioramento del Pmi sceso a 44,4, più delle previsioni. Unica buona notizia per il nostro Paese è arrivata dal Pil del terzo trimestre, in crescita dello 0,1% e quindi superiore alle attese di una stagnazione.
Nei primi commenti ai dati della zona euro è emerso che il dinamismo necessario alle aziende per una più solida ripresa ancora non si sta palesando. L’Europa resta osservata speciale per la sua debole performance economica.
Europa nella trappola della contrazione: cosa dicono i nuovi dati?
L’indice finale dei responsabili degli acquisti (PMI) manifatturiero della zona euro dell’HCOB, compilato da S&P Global, è salito a 44,2 a novembre dal 43,1 di ottobre, sopra una stima preliminare di 43,8. Il livello inferiore a 50 indica una contrazione dell’attività.
L’indice che misura la produzione, che alimenta il PMI composito previsto per martedì e visto come un buon indicatore della salute economica, è salito a 44,6 da 43,1. I sottoindici relativi alla domanda, alle esportazioni e al lavoro inevaso sono tutti aumentati, ma sono rimasti saldamente al di sotto della soglia dell’espansione.
La domanda complessiva è diminuita per il 19° mese, anche se l’indice dei nuovi ordini è salito a 41,5 da 39,0, il massimo in sei mesi. L’indagine suggerisce che i dirigenti delle fabbriche non si aspettano un grande rimbalzo visto che l’organico è stato nuovamente ridotto. L’indice dell’occupazione è sceso a un minimo mai visto dall’agosto 2020, in piena pandemia.
Questo è il quadro poco incoraggiante dipinto oggi dall’aggiornamento dei Pmi di novembre. Secondo Cyrus de la Rubia, capo economista della Hamburg Commercial Bank, “novembre non è stato dei migliori...Certo, quasi tutti i sottoindici si sono un po’ rianimati. Tuttavia, i miglioramenti sono per lo più timidi, privi del dinamismo necessario per dichiarare una tendenza al rialzo”.
Attenzione, infine, ai dati sul Pil in Italia e in Francia, preludio del dato sull’Eurozona atteso per la prossima settimana. Il prodotto interno lordo italiano è aumentato dello 0,1% nei tre mesi fino a settembre. La spesa dei consumatori e le esportazioni hanno guidato l’espansione nel trimestre.
Il risultato compenserà in parte la revisione a sorpresa rivelata giovedì in Francia, che si è inaspettatamente contratta nello stesso periodo. Ciò potrebbe aiutare a evitare una stima al ribasso del Pil della zona euro quando verrà rilasciato il dato la prossima settimana. In precedenza si stimava che l’economia della regione avesse subito una contrazione dello 0,1%.
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