Digitalizzazione e lettere di compliance sono il primo step nella lotta all’evasione, ma il piano del MEF prevede un ritorno all’anonimizzazione dei dati. L’ultima parola è del Garante della Privacy.
Il piano anti-evasione fiscale per recuperare 12,6 miliardi di euro potrebbe prevedere il ritorno dell’anonimizzazione dei dati. Se ne parlava già con la Legge di Bilancio 2020, ma il Garante della Privacy aveva sollevato una serie di questioni riguardanti la tutela dei dati personali e l’Agenzia delle Entrate ha dovuto fare un passo indietro.
La lotta all’evasione fiscale a cui il Governo sta lavorando ha vari passaggi da seguire, e punta a ridurre del 15% il tax gap entro il 2024.
Vediamo quali sono questi step per far emergere l’economia sommersa e perché si sta di nuovo parlando di lotta all’evasione tramite anonimizzazione dei dati.
Evasione fiscale, il piano: digitalizzazione e compliance
Il primo step per mettere in piedi un piano contro l’evasione fiscale efficace ed efficiente è puntare verso la digitalizzazione del Fisco da un lato e sulla compliance (ovvero l’adempimento spontaneo) dall’altro.
A dare le linee guida è l’ex capo di gabinetto del Mef e ora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Garofoli: si deve potenziare l’infrastruttura informatica per semplificare gli adempimenti dei contribuenti.
Non solo: bisogna anche ridurre la distanza tra quanto dovrebbe essere versato in teoria e quanto viene effettivamente versato in pratica. Il tax gap va ridotto entro il 2023 del 5% rispetto al gap del 2019. In termini numerici, significa che entro il 2024 vanno recuperati più di 12 miliardi di euro.
Ma la riduzione del tax gap si raggiunge anche attraverso la sollecitazione all’adempimento spontaneo da parte dei contribuenti invitati a chiarire, dopo aver ricevuto una lettera di compliance, la propria posizione col Fisco, per eventuali incongruenze tra quanto dichiarato e quanto versato.
Per questo motivo si prevede l’aumento del 20% il numero degli alert inviati ai contribuenti, col conseguente aumento del 15% di gettito nel 2022. Traduzione numerica: si parte prendendo in considerazione il 2019, l’anno prima della pandemia, e quindi dovrebbero partire 2,6 milioni di lettere di compliance e si dovrebbero recuperare 2,5 miliardi di euro.
Nel 2024 il traguardo è più alto: lettere da aumentare del 40% e gettito del 30%, cioè 3 milioni di lettere e a 2,8 miliardi di gettito aggiuntivo.
Evasione fiscale, si torna verso l’anonimizzazione dei dati?
Digitalizzazione e compliance sono quindi il primo step, e in quest’ottica va inserita anche la dichiarazione IVA precompilata. Il piano per la lotta all’evasione fiscale prevede poi il completamento del processo di pseudonimizzazione e analisi dei big data.
L’idea della manovra 2020 era quella di partire dai dati in possesso dell’Agenzia delle Entrate, anonimizzarli e costruire dei modelli di rischio evasione.
A questo punto si otterrebbero i soggetti più a rischio evasione, da cui partire coi controlli. Vista la delicatezza della questione, però, bisognerà trovare, come sottolinea il Sole 24 Ore del 16 agosto, una soluzione con il Garante della Privacy.
È necessario che all’uso degli algoritmi si affianchi il fattore umano, per evitare di ledere i diritti dei contribuenti. Ricordiamo infatti che il Garante si era già schierato contro la misura, perché il cosiddetto evasometro anonimizzato danneggia i diritti previsti dallo Statuto del Contribuente, come ad esempio sapere quali dati personali vengano usati per i controlli.
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