La questione, inquadrata da uno studio dell’Università di Oxford, solleva numerose problematiche di natura legale e politica. I dettagli
Tra 81 anni, ovvero nel 2100, su Facebook potrebbero esserci oltre 5 miliardi di profili che appartengono a utenti ormai morti.
È questa la stima effettuata dai ricercatori dell’Università di Oxford, che - lungi dallo spendersi in un semplice calcolo ad effetto - hanno collegato i dati a tutte le questioni etiche e politiche legate alla circostanza.
Secondo lo studio, tra 81 anni potrebbe venirsi a verificare una condizione per cui gli utenti vivi saranno meno di quelli morti sulla piattaforma fondata da Mark Zuckerberg.
Stando infatti a un’analisi dei dati attuali e considerando una crescita del social allo stesso ritmo per i prossimi decenni, si conterebbero almeno in 4,9 miliardi gli utenti di Facebook passati a miglior vita entro il 2100.
In più, pur con una crescita dell’utenza del tutto bloccata, per quell’anno i profili di persone defunte ammonterebbero comunque a più di 1,4 miliardi secondo il report.
Prospettiva che, in ogni caso, lascerebbe un’enorme quantità di tracce digitali di persone passate ormai a miglior vita, creando problemi di natura legale, politica ed etica non indifferenti.
Facebook, nel 2100 potrebbero essere 5 miliardi gli utenti morti
Lo studio fa luce sull’argomento conservazione dei dati, e parla di “importanti rischi etici e politici, che richiedono una considerazione urgente”.
Quello che serve al più presto - spiegano i ricercatori - è un modello di gestione che incorpori gli interessi di tutte le parti in gioco.
L’analisi dell’Università di Oxford si è basata sulle proiezioni relative ai tassi di mortalità e crescita della popolazione realizzate dal Dipartimento degli affari economici e sociali delle Nazioni Unite, coordinandoli con i dati sulla crescita degli utenti Facebook.
Se il numero di utenti Facebook non vedrà nessuna crescita tra il 2018 e il 2100 - eventualità piuttosto improbabile - la ricerca prevede che i profili di defunti supereranno quelli dei vivi in circa 50 anni. Secondo lo studio, quasi la metà dei «profili morti» viene dall’Asia.
Se il social di Zuckerberg proseguisse con una crescita del 13% l’anno, i ricercatori hanno previsto che gli utenti morti potrebbero raggiungere lo stesso numero di quelli vivi nei primi anni successivi al 2100.
Il mese scorso, Facebook ha annunciato l’imminente utilizzo di strumenti di intelligenza artificiale e nuove funzionalità per gestire la fase successiva alla morte di un utente. In più, la piattaforma già da ora consente agli utenti di nominare i cosiddetti «contatti legacy», ovvero quelli autorizzati ad assumere il controllo del profilo in caso di morte.
Interpellato sulla questione, un portavoce di Facebook ha annunciato il lavoro in atto da parte della compagnia per gestire sempre meglio questo delicato aspetto:
“Abbiamo un profondo rispetto per quello che rappresentiamo nella vita delle persone e prendiamo il nostro ruolo nella costruzione dell’eredità in un’era digitale molto sul serio”.
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