Fattura elettronica obbligatoria nel 2018 ma solo a partire da un certo fatturato. Analizziamo la proposta di Alfieri Voltan, presidente di Siav.
Nelle scorse settimane fonti istituzionali vicine al Governo Gentiloni hanno fatto trapelare la volontà dell’Esecutivo di anticipare l’obbligatorietà della fattura elettronica B2B già nel 2018.
Recentemente abbiamo avuto modo di ascoltare anche le motivazioni di questa proposta nell’intervento del viceministro Casero in Commissione Semplificazione (non ci crederete ma è così: abbiamo anche una Commissione parlamentare che si occupa di semplificazione...).
Secondo il Governo, la fattura elettronica consentirebbe di eliminare tre su quattro tipologie di evasione fiscale ovvero:
- evasione Iva fraudolenta per false fatture;
- evasione su fatture non false ma non registrate da una delle due parti;
- evasione su fatture vere ma registrate per un importo inferiore al reale importo della transazione.
Ne abbiamo parlato con Alfieri Voltan, Presidente di Siav, realtà italiana leader del settore dematerializzazione, gestione documentale e fatturazione elettronica, del quale riportiamo la seguente dichiarazione:
“La proposta di obbligatorietà della fatturazione elettronica tra privati è un’altra delle iniziative del Governo volta a forzare lo sviluppo della automazione e della diffusione dell’utilizzo dell’informatica nelle aziende come una leva per l’efficienza del nostro sistema produttivo, così come già fatto per i provvedimenti sul documento elettronico, sulla conservazione sostitutiva, sulla PEC, sull’Industria 4.0 e tanti altri, provvedimenti positivi che hanno posizionato l’Italia tra i Paesi europei più progrediti in questo settore.
In questo caso una ricaduta di questi provvedimenti, se approvati, può essere quella di avere un controllo effettivo sulla filiera produttiva in modo costante ed immediato e quindi poter monitorare con più efficienza l’andamento dell’economia generale e l’evasione fiscale.
Questo permetterebbe alla macchina amministrativa di essere più realistica nei propri conti e a tutte le aziende di snellire il proprio rapporto con il fisco.
La struttura produttiva italiana però è particolare ed è diversa da quella degli altri stati europei: va considerato che in Italia ci sono oltre 5 milioni di partite IVA e circa 4,5 milioni aziende con più di 3 dipendenti, quindi una parte consistente del tessuto produttivo italiano è fatto di mini o micro aziende, spesso a struttura familiare, artigiani, negozi, che sono poco dotati sia di strumenti tecnologici che di cultura digitale.
Nella maggior parte dei casi quindi, le aziende sposterebbero l’esecuzione di queste attività di automazione digitale e fatturazione elettronica a strutture esterne di consulenti, come ad esempio i commercialisti, o società di servizi.
Questa soluzione, sebbene più “semplice” inizialmente, porterebbe a un incremento di burocrazia e di costi per le aziende - che devono lavorare in cartaceo e poi in digitale - uno spreco di risorse e tempo che potrebbe portare a una ricaduta di maggiori costi sull’utente finale.
La soluzione migliore è sicuramente che le aziende, anche le più piccole, iniziassero a dotarsi di strumenti digitali e a pensare in modo nativo secondo i criteri della fatturazione elettronica, ma sappiamo che questo processo non può essere immediato e soprattutto incide immediatamente sui costi delle imprese.
Potrebbe essere opportuno introdurre questi provvedimenti dopo attenti studi di settore o per fasi, ad esempio rendendo obbligatoria questa automazione per aziende con una dimensione minima di struttura o volume di affari, e che quindi sono già dotate di sufficienti strutture informatiche, al fine di non appesantire il sistema produttivo “più debole” con attività che accrescano di fatto la prolissità ed i costi delle attività produttive, con negative ricadute sui consumatori.
Dobbiamo anche ricordare che l’Italia è anche un Paese esportatore e importatore, quindi bisogna comprendere come quest’obbligo di fatturazione elettronica si traduce in caso di fatturazione internazionale.
Tuttavia crediamo che la fatturazione elettronica per tutti sia un obiettivo utile al Paese e al business, che può posizionare ancora una volta l’Italia come capofila di questo progresso e far scuola in Europa. Ecco perché il nostro impegno, da sempre, è quello di creare software di gestione semplici, intuitivi e accessibili a tutti, attivando al contempo programmi di training presso le associazioni di categoria per supportare gli imprenditori e le partite IVA in questa transizione.”
Fattura elettronica obbligatoria nel 2018 solo a partire da una certa dimensione. Considerazioni su lotta all’evasione fiscale e vantaggi per le imprese
A modesto avviso di chi scrive appare davvero interessante la proposta di limitare l’obbligatorietà iniziale della fattura elettronica solo per imprese al di sopra di certe dimensioni. Si potrebbero escludere, per esempio, i contribuenti titolari di partita IVA in contabilità semplificata che si trovano al di sotto di un certo volume di fatturato ovvero i regimi agevolati.
E ciò non per frenare un processo ormai inarrestabile e che rappresenta oggettivamente il futuro dell’economia - si tratta in realtà di una prassi già consolidata nei Paesi scandinavi - ma per consentire al nostro tessuto produttivo di arrivare davvero preparato all’appuntamento.
Molte perplessità suscitano, invece, gli argomenti del viceministro Casero.
L’approccio per cui più il solo adempimento in se produce l’effetto di scoraggiare l’evasione è lo stesso utilizzato quando con il DL 193/2016 sono stati introdotti i nuovi adempimenti IVA (Lipe e spesometro trimestrale). Secondo buona parte degli operatori professionali questo non è un approccio efficace.
L’evasore non viene scoraggiato dal proliferare degli adempimenti telematici, semplicemente perché le operazioni non le fa risultare...
A proposito degli strumenti per migliorare i risultati della lotta all’evasione fiscale appare molto più convincente agire sul monitoraggio dei flussi di denaro.
La fattura elettronica, invece, può portare ben altri vantaggi, legati per esempio:
- al risparmio di tempi e costi per le imprese;
- alla possibilità di liberare finalmente importanti risorse consulenziali che potranno finalmente affiancare gli imprenditori nei loro progetti di sviluppo, togliendo finalmente quel tappo alla crescita rappresentato dagli eccessivi (e spesso inutili se non addirittura duplicati) adempimenti fiscali.
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