Cosa può e deve fare un dipendente se il datore di lavoro rifiuta il piano ferie o revoca i giorni di assenza precedentemente concessi? Ecco come tutelarsi.
Il datore di lavoro ha rifiutato il piano ferie presentato con congruo anticipo: che fare in questa situazione? E quali sono i motivi che giustificano il rifiuto delle ferie?
Sappiamo che le ferie retribuite sono un diritto irrinunciabile di ogni lavoratore (per il recupero psicofisico e per trascorre del tempo con la famiglia) tuttavia possono scontrarsi con le esigenze aziendali. Per questo esistono delle circostanze in cui il datore può legittimamente non concedere le ferie richieste.
In alcuni casi, invece, dopo il rifiuto, il dipendente può ricorrere alle vie legali e chiedere di fruire del periodo di ferie indicato ed eventualmente richiedere il risarcimento di quanto sborsato per le vacanze non godute.
In questa guida vedremo cosa fare se il datore di lavoro non concede le ferie, in caso di revoca del piano presentato e per quali motivi le vacanze dei dipendenti possono essere sospese.
CHE FARE SE IL DATORE NON CONCEDE LE FERIE?
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Cosa fare se il datore di lavoro non concede le ferie?
Le ferie al lavoro possono essere oggetto di problemi e controversie, specie se non vengono concesse e in caso di revoca o sospensione. La fruizione delle ferie è un diritto irrinunciabile a tutela dei lavoratori ma spetta al datore decidere quando e in che misura i dipendenti ne possono fruire (entro i limiti stabiliti per legge).
Dopo la presentazione del piano ferie, il datore può negare i giorni richiesti (in tutto o in parte) per specifiche esigenze aziendali oppure se ritiene che queste non siano state chieste con il dovuto anticipo.
Tuttavia - se il dipendente non è d’accordo con le motivazione del rifiuto - può rivolgersi alla Direzione Territoriale del Lavoro e chiedere di accertare se il datore ha commesso qualche violazione. In caso di riscontro positivo, la Direzione procede ad interrogare il datore di lavoro e può comminare una sanzione compresa tra 130 ed euro 780 euro.
A questo punto il dipendente potrà fruire del periodo di ferie maturate indicato nel piano.
Ma se il datore nel negare le ferie ha fornito un piano alternativo, il rifiuto non può essere impugnato presso la Direzione Territoriale del Lavoro e non ci saranno sanzioni.
Può anche accadere che il datore abbia concesso le ferie in un primo momento e poi ci abbia ripensato per sopravvenute esigenze aziendali/produttive. In tal caso per il lavoratore si aprono due alternative:
- se non è ancora partito per le vacanze ma ha già prenotato trasporto e alberghi può chiedere il risarcimento di quanto sborsato (caparre, costi di prenotazione ecc);
- se il dipendente si trova in vacanza ed è costretto a tornare a lavoro può pretendere il risarcimento di tutte le spese sostenute più quelle per il rientro anticipato.
Se previsto dalla contrattazione collettiva, il dipendente potrà anche chiedere il rimborso delle ferie non godute. Ma, in ogni caso, le ferie revocate dovranno essere “recuperate” in un momento successivo.
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Quanto tempo prima vanno chieste le ferie?
Generalmente il preavviso necessario per richiedere le ferie in azienda è con due settimane di anticipo. Tuttavia è il CCNL di categoria ad indicare in quale periodo dell’anno vada concordato il piano ferie.
Inoltre le singole aziende - in base a specifiche necessità produttive e organizzative - possono stabilire tempistiche differenti da comunicare preventivamente a tutti i dipendenti.
Quando il datore di lavoro può revocare le ferie?
Può capitare che le ferie vengano concesse in primo momento e poi negate dal datore di lavoro. Ciò è possibile ma la revoca deve essere motivata da comprovate esigenze tecnico- produttive (ad esempio un picco improvviso di lavoro o l’assenza imprevista di altri dipendenti).
Dunque la revoca/sospensione delle ferie ci può essere soltanto in casi di estrema necessità.
Per revocare il piano ferie, il datore di lavoro deve indicare al dipendente in modo chiaro le ragioni del ripensamento e le esigenze aziendali in questione, proponendo un piano alternativo per la fruizione delle assenze maturate.
Per quali motivi il datore può negare le ferie?
Posto che il datore ha la facoltà di negare le ferie, la legge impone che il diniego sia motivato. Le ragioni che giustificano il rifiuto di concedere il riposo feriale sono motivi relativi all’organizzazione aziendale, alle esigenze di produzione e servizio e, secondo la Corte di cassazione, devono avere carattere di eccezionalità.
Come abbiamo visto, però, il rifiuto delle ferie è valido soltanto se il datore propone al dipendente un piano alternativo.
Il motivo del rifiuto non è richiesto se il dipendente chiede le ferie a ridosso della data di assenza, senza rispettare il congruo anticipo.
Cosa dice la legge sulle ferie?
Le ferie sono un diritto a cui i lavoratori non possono rinunciare, sancito dalla Costituzione all’articolo 36. In generale, i lavoratori hanno diritto ad almeno 4 settimane di ferie nel corso dell’anno, due delle quali devono essere godute nello stesso anno di maturazione e consecutivamente.
I giorni di ferie che eccedono le due settimane, invece, si possono godere nel corso dei 18 mesi successivi all’anno di maturazione.
Questo è quanto stabilisce la legge generale mentre i CCNL di categoria possono prevedere delle condizioni migliorative (ad esempio più giorni di ferie rispetto al minimo nazionale) e mai peggiorative.
Maggiori dettagli nel nostro articolo di approfondimento:
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