Per evitare contenziosi tra contribuenti e Fisco quest’ultimo dovrà diventare più «cortese» e rispondere obbligatoriamente agli atti di autotutela.
Uno degli obiettivi della prossima riforma fiscale è quello di migliorare i rapporti del contribuente con il Fisco ed evitare, quanto più possibile che i contenziosi arrivino in Tribunale. E tra i capisaldi della riforma cui sta lavorando Maurizio Leo, vice ministro all’Economia, c’è proprio uno stravolgimento degli accertamenti fiscali con lo scopo di ridurre al minimo i contenziosi con l’amministrazione tributaria.
E proprio in questo ambito troverebbe una revisione anche il meccanismo dell’autotutela, che permette al contribuente di richiedere un annullamento dell’atto quando ritiene che sia ingiusto o formalmente errato.
Il meccanismo dell’autotutela
Attualmente se un contribuente riceve un cartella esattoriale per un tributo già pagato, ad esempio, o per una tassa non dovuta, può presentare un’istanza di autotutela all’Agenzia delle Entrate spiegando le sue ragioni. E, ovviamente, adducendo le prove a sostegno della richiesta di annullamento dell’atto che possono essere, ad esempio, la ricevuta di pagamento del tributo o la spiegazione del perché quella tassa non è dovuta.
Il grosso limite dell’autotutela, attualmente, è che da parte dell’amministrazione tributaria non vi è obbligo di risposta e in mancanza di una risposta da parte dell’Agenzia delle Entrate non si può contare sulla regola del silenzio - assenso. In caso l’amministrazione taccia, quindi, si deve presupporre che abbia rifiutato l’istanza in autotutela senza che questa abbia interrotto i termini per la presentazione del ricorso.
Tutto ciò, soprattutto per importi modici, porta il contribuente a pagare anche se in caso abbia ragioni valide per non farlo piuttosto che affrontare un ricorso in Tribunale dai costi abbastanza elevati.
Come interverrebbe la riforma fiscale?
Con la nuova riforma fiscale si vuole, quindi, intervenire su questo limite dell’autotutela facendo in modo che l’amministrazione, in qualche modo, sia obbligata a rispondere all’istanza del contribuente che non vuol pagare la cartella esattoriale che ha ricevuto.
E la risposta deve esserci sia che l’istanza venga accolta sia che venga respinta perché attualmente il silenzio dell’Agenzia delle Entrate, purtroppo, non può essere impugnata dal contribuente.
In questo modo si renderebbe l’autotutela una metodologia più efficace, visto che il contribuente avrebbe in ogni caso sempre una risposta alla sua istanza e la cosa, al tempo stesso, andrebbe a migliorare i rapporti tra cittadino e Fisco.
La speranza è quella che vadano a diminuire anche i contenziosi tributari che, al 30 settembre 2022 superavano la quota 274.000. E nei quali il Fisco si attesta vincitore solo nel 50% dei casi a riprova, forse, che l’autotutela snellirebbe di molto i ricorsi dai tempi lunghissimi e dai costi elevati.
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