Flat tax dal 2019 solo per le imprese, le famiglie dovranno aspettare

Anna Maria D’Andrea

04/06/2018

Flat tax: si partirà dal 2019 ma beneficiari del nuovo sistema di tassazione sui redditi saranno inizialmente soltanto le imprese; rinvio al 2020 per le famiglie e per la prima volta viene a galla il nodo coperture.

Flat tax dal 2019 solo per le imprese, le famiglie dovranno aspettare

Flat tax soltanto per le imprese a partire dal 2019. Le famiglie dovranno attendere e ad oggi per la riforma dell’Irpef pare si dovrà aspettare ancora, almeno fino al 2020.

Sono queste le ultime novità che emergono sul fronte delle misure in ambito fiscale che il nuovo Governo Conte, a guida Lega e M5S, intende introdurre nei prossimi anni.

Il programma a due tempi per l’avvio della flat tax è stato anticipato dal parlamentare della Lega Alberto Bagnai che, oltre ad essere un esponente di spicco del partito, potrebbe essere la figura designata a ricoprire il ruolo di sottosegretario dell’Economia.

Insomma, per una reale riduzione del peso delle tasse le famiglie dovranno attendere ancora un po’: l’introduzione della flat tax e la tanto agognata riforma Irpef sarà portata a compimento soltanto dal 2020.

In merito alla flat tax per le imprese è necessario ricordare come ad oggi già esista una tassa piatta ad aliquota fissa: si tratta dell’Ires, portata dal 27,5% al 24% dalla Legge di Bilancio 2017. L’Ires si applica però alle sole società di capitali, mentre ditte individuali e società di persone pagano l’Irpef con il sistema a scaglioni e aliquote. Alcune di loro avrebbero potuto optare per l’IRI, solo che il precedente Parlamento ha rinviato l’entrata in vigore di questa agevolazione.

Flat tax dal 2019: nei piani del Governo Lega-M5S prima le imprese

Due aliquote e due tempi per l’introduzione della flat tax. Bisognerà attendere qualche anno per veder realizzato il sogno di Salvini, della Lega e di tutto il Centro Destra di riforma dell’Irpef.

Potrebbero beneficiare dell’applicazione della flat tax dal 2019 soltanto le imprese: è questa l’estrema sintesi delle dichiarazioni rese dal parlamentare della Lega Bagnai durante la trasmissione Agorà.

Per quanto riguarda le famiglie, l’attuale scaletta prevede che soltanto dal 2020 si potrà iniziare a ragionare di una riduzione della pressione fiscale.

Ancora per due anni, insomma, gli italiani dovranno fare i conti con aliquote e scaglioni dell’imposta progressiva Irpef che, ricordiamo, vanno da un minimo del 23% fino ad un massimo del 43%.

La flat tax, di contro, introdurrebbe due sole aliquote, una del 15% per i redditi fino a 80.000 euro e una del 20% per i redditi superiori, con un nuovo sistema di deduzioni fiscali necessarie per garantire il rispetto del principio di progressività dell’imposizione fiscale.

Per capire come funziona la flat tax leggi l’approfondimento dedicato

Una flat tax per le imprese, tuttavia, già esiste e a rinfrescare la mente alla Lega è il PD, tramite una nota a firma del parlamentare Luigi Marattin:

È inconcepibile un livello di ignoranza e approssimazione simile. La flat tax sui redditi di impresa esiste da qualche decennio. Prima si chiamava Irpeg, e ora si chiama Ires, e tassa proporzionalmente i redditi delle società di capitali. E a ridurla – dal 27,5% al 24% – è stato il governo Renzi. Nel caso il futuro sottosegretario Bagnai si riferisse, invece, agli utili di impresa delle società di persone, anche quella esiste già: si chiama Iri, e l’ha fatta sempre il governo Renzi.

Una pioggia di critiche, con il PD che tramite Twitter ha espresso unanime la propria posizione.

Peccato solo che la flat tax di cui parla il PD si applichi solo alle società di capitali; come detto all’inizio, infatti, su ditte individuali e società di persone si applica l’Irpef. Si sarebbe potuta applicare l’IRI, se non fosse che proprio il PD l’ha rinviata al 2019...

Flat tax: mancano le coperture, nessun aumento IVA

Evidentemente, una volta formato il Governo e dopo aver conquistato il consenso di una buona fetta dell’elettorato italiano, Lega e M5S stanno iniziando a fare i conti con la realtà.

Ad oggi non ci sono le coperture economiche necessarie per l’avvio immediato della riforma Irpef e, considerando che la flat tax per le imprese non sarebbe certo una novità, si potrebbe parlare più di una nuova riduzione dell’aliquota.

Non potranno beneficiare della flat tax fino al 2020 neppure le famiglie numerose che, secondo il neo Ministro della Famiglia Lorenzo Fontana, balzato agli onori della cronaca politica del weekend per via delle sue infelici affermazioni sulle famiglie arcobaleno, sarebbero dovute essere le prime a beneficiare di una riduzione delle tasse.

I nodi arrivano al pettine, insomma e per la prima volta, dopo una campagna elettorale fatta di promesse ed annunci, si inizia a ragionare di coperture. Introdurre la flat tax costerà almeno 60 miliardi.

Per il Ministro dell’Economia Giovanni Tria, parte delle risorse potrebbero essere reperite con l’aumento IVA: è proprio il neo inquilino del MEF ad aver avanzato l’ipotesi di far scattare le clausole di salvaguardia, interrompendo il tabù sui rischi derivanti dall’aumento delle tasse e sottolineando come in tal senso si potrebbe riequilibrare il peso fiscale tra imposte indirette e imposte dirette.

Per Bagnai, tuttavia, non c’è storia: evitare l’aumento IVA è uno degli obiettivi del nuovo Governo e rientra tra le misure previste dal Contratto Lega e M5S.

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