Flta tax incrementale anche per dipendenti? Facendo i conti e considerando gli stipendi, i vantaggi in busta paga sarebbero minimi, a confronto con i risparmi in tasse delle partite Iva.
Il governo Meloni interverrà sulla flat tax in vari modi, e tra questi c’è l’estensione della tassa piatta anche ai lavoratori dipendenti e ai pensionati. Ma andiamo con ordine. Il primo intervento è quello di estendere la soglia massima di ricavi e compensi entro cui si può accedere al regime forfettario. Attualmente il tetto massimo è di 65mila euro, e le promesse elettorali di Fratelli d’Italia puntavano ad alzarlo a 100mila. Probabilmente si opterà per una vita di mezzo, almeno nel 2023, fermandosi a una soglia di 85/90mila euro di ricavi e compensi.
La seconda novità riguarda la flat tax incrementale, cioè sull’incremento di reddito nel 2022 rispetto al maggiore dei redditi dichiarati nei tre anni precedenti per «i titolari di redditi da lavoro o di impresa non aderenti al regime forfetario». Quindi, la misura sembrerebbe essere allo studio anche per i lavoratori dipendenti.
Tuttavia, il vantaggio per i lavoratori dipendenti sarebbe davvero minimo, considerando che in Italia gli stipendi non crescono da anni.
Flat tax anche per dipendenti e pensionati: pochi i vantaggi in busta paga
La flat tax per i dipendenti dovrebbe essere applicata, secondo le anticipazioni del ministro Mef Giorgetti, ad alcune condizioni: bisogna che registrino aumenti reddituali ogni tre anni e che l’aliquota fissa si applichi solo su una «quota» di quell’aumento.
La tassa piatta per i dipendenti consisterebbe in un’aliquota del 15% applicata non a tutto il reddito, ma solo a una parte dell’incremento di reddito registrato negli ultimi tre anni.
Il ministro Giorgetti infatti ha parlato di «un regime sostitutivo opzionale per i titolari di redditi da lavoro o di impresa non aderenti al regime forfetario che potranno assoggettare ad aliquota del 15% una quota dell’incremento di reddito registrato nel 2022 rispetto al maggiore tra i medesimi redditi dichiarati e assoggettati all’Irpef nei tre anni d’imposta precedenti».
Flat tax incrementale per dipendenti e partite Iva: chi ci guadagna di più?
In pratica, si prende il reddito più alto tra quelli dichiarati dal 2019 al 2021, e si confronta con quello del 2022. Se c’è un incremento, una quota di questo viene tassata al 15% anziché con l’aliquota marginale Irpef che, a seconda dei redditi, può essere del 23%, 25%, 35% o 43%.
Smileconomy, società indipendente di consulenza, ha realizzato delle simulazioni per Repubblica. L’economista Andrea Carbone, partner di smileconomy, ha detto che si tratterebbe, di fatto, di un quasi dimezzamento dell’aliquota marginale, quella che si applica agli incrementi di reddito.
E poi fa un esempio pratico: con un incremento di reddito ipotizzato dal 2021 al 2022 di 2mila euro e la detassazione al 15% di una metà di questo incremento, quindi mille euro, il vantaggio per un lavoratore varia dallo 0,4% all’1%: circa 200 euro netti extra all’anno che incidono di più sui redditi bassi.
È evidente quindi il dislivello tra lavoratori dipendenti e autonomi sarebbe grandissimo, considerando che gli stipendi in Italia non crescono praticamente mai.
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