La mancata elezione di Elisabetta Casellati alla presidenza della Repubblica era attesa, ma forse non in queste proporzioni. Il flop, però, sembra non dispiacere a nessuno o quasi.
Quirinale, si inizia a fare sul serio. Per la prima volta, solamente al quinto scrutinio, si fanno i conti su un nome. Quello di Elisabetta Alberti Casellati. Per la presidente del Senato l’elezione sembra impossibile. Ma ciò che conta davvero è capire quanti voti ha e quanto il centrodestra possa ancora dare le carte in questa lunga partita per il Quirinale.
Che l’esito di questa votazione sia più importante delle altre si capisce subito: quando inizia lo scrutinio il Transatlantico si svuota molto meno degli scorsi giorni. È vero, molti deputati e senatori lasciano la Camera. Ma tanti altri restano ad aspettare l’esito. La soglia fissata per valutare come sia andata questa candidatura di bandiera è quella dei 400 voti: sotto è un disastro, sopra si può ragionare. Ma servirebbero almeno 430-440 voti per non parlare di fallimento.
Lo scrutinio: per Casellati è un flop
Quando il presidente della Camera Roberto Fico inizia a leggere i nomi sulle schede (ricordiamo che Pd e M5s si sono astenuti) in Transatlantico e nel cortile interno della Camera si forma qualche capannello di parlamentari e delegati regionali. Tanti piccoli gruppi. Quelli più di buon umore, quando Fico inizia a leggere le schede, sembrano quelli del Pd. Chiedono ai cronisti aggiornamenti e capiscono che il rischio che Casellati finisca sotto la fatidica quota 400 è concreto.
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Ma sembra festeggiare anche qualcun altro. I parlamentari di Coraggio Italia sembrano tutt’altro che dispiaciuti. Non dicono nulla, ma di certo le facce non sembrano quelle tristi di chi si vede affossare una sua candidata di punta, anzi. Anche Giovanni Toti non si esprime, ma abbiam visto persone di umore peggiore del suo, di certo.
Alla fine i votanti sono 530, Casellati si ferma a quota 382. Un vero e proprio flop: le mancano, solo nel centrodestra, circa 70 voti. E nel cortile della Camera sembrano davvero pochi i parlamentari dispiaciuti. In tanti ridono ai voti raccolti da Berlusconi o Tajani. Altri sembrano quasi sollevati dal fatto che la candidatura della presidente del Senato sembra naufragare definitivamente.
Casellati lascia l’Aula contrariata
Casellati lascia l’Aula della Camera a scrutinio terminato. È decisamente contrariata. Difficile che non sia così. Durante lo spoglio ha controllato con attenzione tutte le schede con e senza il suo nome. Ora deve lasciare l’Aula da sconfitta e con meno voti di quelli attesi. I cronisti provano a intercettarla, ma lei proprio non vuole saperne di parlare. Scappa tra i corridoi di Montecitorio evitando ogni domanda. E di certo il suo viso è tutt’altro che rilassato: lancia un’occhiata ben poco benevola a chi le chiede un commento e fugge via evidentemente contrariata.
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La giornata in Transatlantico
La giornata alla Camera, prima dello scrutinio, scorreva lenta e senza grandi colpi di scena. Tutti in attesa di un voto che sembrava non poter dare grandi scossoni, almeno non per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Unico attimo di brio lo regalano, anche oggi, Vincenzo De Luca e Luca Zaia, presidenti di Campania e Veneto. I due scherzano sulla votazione. Zaia assicura che voterà Casellati, De Luca si asterrà come indicato dal centrosinistra.
“Ti guarderò dall’alto e sarai ricattato per quello che fai”, scherza De Luca rivolgendosi al presidente del Veneto. Si parla delle mosse del centrodestra e della possibile candidatura di Cassese da parte del centrodestra: per De Luca, ancora ironico, si tratta di “un’altra intuizione luminosa”. Poi arriva Vittorio Sgarbi e si apre un altro siparietto. “’Sta mascherina… ma ci vuoi contagiare tutti quanti?”, dice il presidente della Regione Campania al critico d’arte. Si ride e si scherza, ma tutti sanno che nelle prossime ore ci sarà poco da scherzare.
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