Coordinato, coerente e completo: è con queste tre caratteristiche che un quadro normativo globale darà ordine ai mercati, fiducia ai consumatori, definirà cosa è consentito fare con le crypto
Per il Fondo Monetario Internazionale le criptovalute non sono più prodotti di nicchia dato che vengono stabilmente utilizzate per fare investimenti speculativi, per le operazioni di copertura valutaria e sono anche strumenti di pagamento.
In un intervento a doppia firma, di Aditya Narain, che è deputy director del dipartimento Monetary and Capital Markets dell’FMI e dell’italiana Marina Moretti, assistant director dello stesso dipartimento, sostanzialmente il Fondo Monetario Internazionale dice che le regole giuste potrebbero fornire uno spazio sicuro per l’innovazione di cui sono capaci le crypto.
I due manager dell’FMI partono dalla considerazione che gli asset crittografici sono in circolazione da ormai un decennio, eppure solo adesso l’impegno a regolamentarli pare essere arrivato in cima all’agenda politica.
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“Ciò è in parte dovuto al fatto che è solo negli ultimi anni che le criptovalute sono passate dall’essere prodotti di nicchia in cerca di uno scopo ad avere una presenza più mainstream come investimenti speculativi, coperture contro valute deboli e potenziali strumenti di pagamento”, si dice esplicitamente.
Per quanto eclatante a tratti e volatile, la crescita della capitalizzazione di mercato delle crypto e il loro integrarsi nel sistema finanziario hanno spinto a maggiori sforzi per regolamentarli.
Di più: i fallimenti di emittenti di criptovalute, di exchange e hedge fund, aggiunti al recente calo delle valutazioni delle crypto, con il bitcoin che è sceso sotto i 20mila dollari, hanno alimentato ancora di più la necessità di una regolamentazione.
Perché non è facile fare le regole
Ma, osservano all’FMI, l’applicazione dei quadri normativi esistenti alle risorse crittografiche o lo sviluppo di nuovi è difficile per vari motivi, che vanno dalla rapida dinamica alle competenze necessarie, dal monitoraggio degli irregolari mercati crypto alla moltiplicazione dei soggetti da controllare (minatori, validatori, sviluppatori di protocolli).
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Ci si mette anche la terminologia, si osserva, che non è armonizzata: “il termine stesso, crypto asset, si riferisce a un ampio spettro di prodotti digitali che vengono emessi privatamente utilizzando una tecnologia simile, crittografia e registri distribuiti, e che possono essere archiviati e scambiati utilizzando principalmente portafogli e scambi digitali”.
Pertanto l’utilizzo delle risorse crypto può attirare l’attenzione di più autorità di regolamentazione nazionali che hanno strutture e obiettivi diversi: c’è chi dà priorità alla protezione dei consumatori, chi alla sicurezza, chi alla solidità o all’integrità finanziaria.
Le entità finanziarie sono generalmente autorizzate a fare attività specifiche a condizioni definite. “Ma la governance, la prudenza e le responsabilità fiduciarie associate - osserva l’FMI - non si trasferiscono facilmente ai partecipanti, che possono essere difficili da identificare a causa della tecnologia sottostante o che a volte possono svolgere un ruolo casuale o volontario nel sistema”.
Alla base di tutto, le autorità regolamentatrici, oltre a occuparsi degli attori del sistema crypto, dovrebbero anche prendere una posizione su come la tecnologia utilizzata si rapporti ad altri obiettivi di politica pubblica.
Un esempio per tutti riguarda il tema dell’alto consumo di energia per le attività di mining delle risorse crittografiche. Attività centrale, dato che le risorse crypto sono sostanzialmente codici accessibili elettronicamente e il cui ciclo di vita (elettronico, appunto) amplifica i rischi legati alla tecnologia.
Sono rischi informatici e operativi, osserva l’FMI, già emersi nei casi di perdite dovute a casi di pirateria informatica, truffe o eventi accidentali.
Crypto e liquidità, è questo il problema
Per il FMI molte funzioni nel sistema finanziario, come fornire leva finanziaria, dare liquidità, prestare e fare riserva di valore, sono ora svolte dalle criptovalute, che quindi entrano in competizione con il mondo finanziario tradizionale.
Si invoca quindi il principio «stessa attività, stesso rischio, stessa regola», pur con gli adattamenti necessari al mondo crypto.
Al riguardo, osservano Moretti e Narain, alcuni governi e organismi sovranazionali si sono mossi per trovare risposte. Giappone, Svizzera, Principato di Monaco hanno introdotto una nuova legislazione che copre le risorse crittografiche e i loro fornitori di servizi, mentre UAE, UE, UK e USA sono in fase di redazione dei testi, ma gli approcci sono diversi.
In alcuni casi le autorità hanno proibito l’emissione o la detenzione di risorse crittografiche da parte dei residenti o la possibilità di effettuare transazioni o utilizzarle per determinati scopi, come i pagamenti; in altri sono state più flessibili, addirittura incentivando lo sviluppo di questi asset.
Se ne trae che la risposta globale è frammentata, con il rischio che gli attori crittografici si spostino verso giurisdizioni più amichevoli dal punto di vista normativo, pur godendo dell’accessibilità a livello globale.
Per l’FMI la comunità normativa internazionale non è inattiva: il Financial Stability Board ha iniziato a monitorare i mercati delle criptovalute, ha rilasciato una serie di principi per guidare il trattamento normativo delle stablecoin globali e ora sta sviluppando una guida per tutte le risorse crittografiche.
Altri enti standardizzatori stanno aggiungendosi, con lavori sull’applicazione dei principi per le infrastrutture del mercato finanziario alle stablecoin di rilevanza sistemica (Committee on Payments and Market Infrastructures e IOSCO) e sul trattamento prudenziale delle esposizioni delle banche alle criptovalute (Basel Committee on Banking Supervision).
Cosa chiede l’FMI
Ma la preoccupazione è che più tempo ci vorrà, più le autorità nazionali saranno bloccate in quadri normativi diversi.
Pertanto l’FMI chiede una risposta globale coordinata, per colmare le lacune normative intersettoriali e transfrontaliere e garantire condizioni di parità; coerente, per allinearsi con gli approcci normativi tradizionali in tutto lo spettro di attività e rischio; completa, ossia in grado di coprire tutti gli attori e tutti gli aspetti dell’ecosistema crypto.
Secondo Moretti e Narain un quadro normativo globale porterà ordine nei mercati, aiuterà a infondere fiducia nei consumatori, definirà i limiti di ciò che è consentito e fornirà uno spazio sicuro per il proseguimento dell’utile innovazione.
Cashless & Criptovalute
24 ottobre 2022
Eataly, Porta Garibaldi (Milano)
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