La formazione dei lavoratori va adeguata alle grandi transizioni in atto. La visione di Amarildo Arzuffi di Fondimpresa: le aziende devono mappare le competenze esistenti e programmare quelle future.
Le grandi transizioni in atto, digitale, ecologica, energetica e anche quella geopolitica, stanno interessando l’economia, la produzione e il mercato del lavoro a tutti i livelli e determineranno il futuro di decine di milioni di lavoratori.
Con Amarildo Arzuffi, Dirigente dell’Area Formazione di Fondimpresa, nella terza puntata di Talk Formazione Continua abbiamo fatto un’analisi del mercato del lavoro alla luce delle grandi transizioni in atto per capire in che situazione ci troviamo e quali sono le dinamiche che aziende e lavoratori devono affrontare.
La rivoluzione in atto nei processi produttivi e di approvvigionamento è guidata da scelte che nelle agende economiche di tutti i Paesi hanno messo al centro la sostenibilità dei processi: il tema, per Arzuffi, è diventato di prima grandezza e i sistemi d’impresa devono già adesso tenerne conto.
Si tratta di un percorso con un orizzonte incerto, fatto di grandi cambiamenti in cui la transizione digitale ha un ruolo primario, in particolare con l’avvento diffuso dell’intelligenza artificiale, che secondo Arzuffi influenzerà il modo in cui si svolgeranno molte professioni e di conseguenza il futuro di molti lavoratori.
Per riuscire a gestire tutto questo la formazione è uno strumento indispensabile, perché dà competenze ed elasticità per gestire un cambiamento di cui non si comprendono gli esiti.
Transizioni, situazione demografica e lavoratori: Italia in posizione debole
Ai temi dettati dalle grandi transizioni si aggiunge quello demografico: qual è la situazione italiana in rapporto ai livelli di competenza formale dei lavoratori?
Secondo Arzuffi l’Italia si trova in una posizione di debolezza in relazione alle competenze di base della forza lavoro, che sono il sostegno delle competenze alte, professionali.
La «trappola demografica», come la definisce Arzuffi, è scattata: su 59 milioni di italiani solamente 8 milioni sono sotto i 14 anni e quasi 14 milioni sono sopra i 65 anni. Il che significa che abbiamo un corpo centrale di 37 milioni di persone in età da lavoro e che nei prossimi anni non avremo i rimpiazzi per chi uscirà dal mercato del lavoro.
Come si colma il bisogno? Oltre all’immigrazione inclusiva secondo Arzuffi va ampliato il bacino dell’occupazione femminile. Ma è la questione della preparazione formale della nostra forza lavoro a preoccupare. In Europa, osserva Arzuffi, l’80% della popolazione è diplomata, mentre in Italia siamo al 60%, e abbiamo solamente il 20% di laureati rispetto al 35% europeo.
La soluzione, quindi, è portare dentro il macrotrend delle transizioni una parte importante del Paese, insegnando digitale e sostenibilità.
La formazione permanente dei lavoratori deve pertanto occuparsi della parte meno solida del Paese, che è un bacino importante, occupandosi anche di consolidare la parte già preparata, che bisogna preparare alla trasformazione dettata dall’intelligenza artificiale.
Formazione per le transizioni: i programmi di Fondimpresa per aziende e lavoratori
Con questo quadro complessivo di riferimento la programmazione che attua Fondimpresa guarda alle aziende e ai lavoratori che sono già dentro il processo di cambiamento, con formazione digitale alle aziende che hanno investito nei cambiamenti dei processi produttivi.
Il programma Economia circolare e ambientale, di 20 milioni, finanzia attività di formazione dentro le aziende a fronte di investimenti che modificano l’organizzazione del lavoro e le professioni dei lavoratori.
Uno stanziamento di 80 milioni di euro, basato un avviso a catalogo, su competenze di base trasversali e digitali per la fascia medio bassa della popolazione lavorativa.
Un altro avviso è rivolto alle aziende che intendono assumere nuova forza lavoro ma non hanno competenze distintive per un inserimento efficace. In questo caso Fondimpresa finanzia l’ultimo miglio della formazione dei lavoratori.
Di concerto con il Governo c’è poi la nuova edizione del fondo nuove competenze (valore 1 miliardo euro): le imprese possono presentare direttamente progetti formativi che vengono finanziati dal conto di formazione Fondimpresa e, per il mancato reddito dei lavoratori in produzione, dal governo, che colma fino al 60% degli importi.
Da segnalare anche l’ottenimento della restituzione di parte del prelievo forzoso (60 milioni anno), da destinare alla formazione dei cassintegrati, fenomeno che secondo Arzuffi nei prossimi anni potrebbe crescere proprio per via delle grandi transizioni in atto e richiedere forti investimenti in reskilling dei lavoratori, come sostenuto anche da Associazione Lavoro Over40.
Programmare il percorso di formazione per i lavoratori
Di fronte a questo scenario secondo Amarildo Arzuffi la corretta scelta dell’indirizzo di formazione dei propri lavoratori (ossia la risposta alla domanda “su cosa devo formare i lavoratori?”) le aziende devono mappare le competenze esistenti, in modo condiviso e quindi orientare la formazione.
Di più: dovranno gestire la propria attività per competenze: sapere cosa la forza lavoro sa fare è utile per progettare l’intero piano di impresa.
E questo non serve solo per individuare le attività formative che dovranno essere fatte, ma soprattutto per capire quali percorsi aziendali fare alla luce delle competenze che si hanno in azienda.
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