Il futuro degli eventi è ibrido: si assottigliano le frontiere tra fisico e digitale

Anna Maria Ciardullo

30/04/2020

Il distanziamento sociale imposto dal lockdown ha costretto l’industria degli eventi a cambiare i propri paradigmi e sfruttare appieno le potenzialità del digitale. Come sarà il futuro?

Il futuro degli eventi è ibrido: si assottigliano le frontiere tra fisico e digitale

Il futuro degli eventi si fa ibrido e la frontiera tra fisico e digitale si assottiglia. Con il coronavirus che ha determinato un cambiamento sostanziale nelle vite di tutti, dovremo imparare a convivere con nuove norme di comportamento e con inediti paradigmi dettati dalla necessità di distanziamento sociale.

Vista l’emergenza mondiale, che imporrà forti limitazioni per i mesi a venire, l’industria degli eventi non ha tardato a dare la sua risposta e i primi segnali di un nuovo futuro degli incontri di business, delle manifestazioni fieristiche e degli appuntamenti in generale, sta già prendendo forma.

La chiave di volta è la digitalizzazione e in futuro, forse, non si guarderà indietro con troppa nostalgia.

Il futuro degli eventi è ibrido

Da quando il mondo è in lockdown sono cresciuti esponenzialmente meeting digitali, riunioni, video conferenze e tutti hanno dovuto familiarizzare con un’inedita partecipazione al business e alla vita sociale.

La vita reale si è trasferita online e, stando alle previsioni, passeranno mesi prima di poter tornare a sale affollate e incontri faccia a faccia. Ma la domanda vera è: saremo mai pronti a un dietrofront?

Money.it ha analizzato il contesto attraverso gli occhi di un insider, Roberto Silva Coronel, CEO & founder di MMM Group, che ha sviluppato una piattaforma per digital events, capace di simulare virtualmente uno spazio per eventi e di offrire l’intera gamma di servizi tipici di una manifestazione live, e non solo. Ne abbiamo discusso nella seguente intervista.

Si sta inaugurando una nuova era degli eventi?

Assolutamente sì, anche se sentiamo l’onere sulle spalle nel fare da apripista a una nuova modalità di organizzare e concepire gli eventi, siamo orgogliosi di essere stati la prima realtà al mondo ad aver lanciato una piattaforma dedicata agli eventi B2B e B2C, che già ingloba tutti gli strumenti a cui gli utenti hanno dovuto abituarsi per rispondere alle esigenze imposte dal lockdown.

Nell’ultimo mese ci siamo concentrati nello sviluppo dell’interfaccia e nel perfezionamento della sua infrastruttura tecnologica, per lanciare il primo evento completamente digitale già nella prima settimana di maggio. Il potenziale numero di partecipanti, non avendo confini, è anche più ampio di quello di un evento fisico tradizionale, un vantaggio che non potrà più essere ignorato in futuro dall’industria degli eventi.

Il coronavirus per voi ha rappresentato un’occasione di crescita. Cosa è cambiato?

Operiamo in Italia da circa 26 anni con qualche incursione internazionale, ma questa è la prima volta che le nostre opportunità di business hanno registrato una vera e propria esplosione a livello globale. Poter mettere a frutto con una risposta immediata l’esperienza maturata in questi anni ci ha subito aperto le porte di una piazza estremamente interessata ai nostri servizi, anche oltre confine.

Abbiamo avuto contatti con clienti da Monaco, dalla Spagna, dal Venezuela e abbiamo già oltre 80 richieste di eventi da ospitare sulla nostra piattaforma da qui in avanti. Sono arrivate da poli fieristici, agenzie, clienti finali e stakeholder di tutti i generi. Inoltre, sono già state calendarizzate circa 25 manifestazioni, con oltre 50 giornate che impegneranno la nostra “location” nei prossimi mesi.

Come funziona un evento digitale sulla vostra piattaforma?

Dalla visita agli stand, fino ai meeting, sarà come essere davvero presenti all’evento, ma con il vantaggio di avere uno sguardo a 360° su tutto ciò che sta accadendo. Gli utenti hanno la possibilità di filtrare i contenuti della piattaforma per temi e aree di interesse, di avere costantemente a portata di mano l’agenda aggiornata, di registrare ciò che avviene, di seguire workshop e plenarie senza file e prenotazioni, di spostarsi con un click ovunque desiderino. Il tutto attraverso un’interfaccia semplificata e facile da navigare. Gli espositori possono scegliere di investire per avere uno spazio più o meno visibile, proprio come avviene quando si prenota un’area espositiva fisica e potranno organizzare i propri contenuti e i propri business meeting personalizzandoli a seconda delle esigenze. Inoltre, avranno un costante aggiornamento di quanti partecipanti visitano uno stand, ottenendo in automatico il loro contatto e potranno contare su un prezioso bagaglio di dati per valutare le proprie performance post evento.

State sviluppando anche altri servizi?

Sono allo studio molti progetti, alcuni già in fase di definizione, per aggiungere un ulteriore livello sociale alle manifestazioni. Ad esempio, saranno istituite delle “digital coffee lounge”, per dare agli utenti, non solo la possibilità d’incontrare le aziende, ma anche di parlare tra di loro. Stiamo studiando persino un sistema di “digital restaurant”, che potrebbe mettere idealmente in relazione le persone anche durante la pausa pranzo. L’idea è di organizzare pranzi o cene aziendali dove condividere da remoto lo stesso pasto, anche offerto ai partecipanti dall’ente organizzatore stesso, grazie a collaborazioni ad hoc con i servizi di food delivery. Inoltre, in fase di perfezionamento c’è anche una soluzione per fornire traduzioni simultanee multilingua, che favorirà ulteriormente la partecipazione internazionale.

Come dobbiamo immaginare il futuro?

Il futuro degli eventi è ibrido. Penso che la mancanza del piano fisico non tolga nulla al valore degli eventi digitali, perché gli utenti sono ormai perfettamente capaci di trasferire l’empatia di un incontro anche attraverso uno schermo. Inoltre, dubito che dopo questo periodo tutti saranno effettivamente disponibili a rinunciare ai vantaggi offerti dalla possibilità di seguire eventi di lavoro così completi anche dalla propria abitazione. Partecipare alle fiere, ad esempio, è notoriamente un’esperienza stressante. Tuttavia, dipenderà dalle esigenze della platea e dell’evento stesso, quindi non penso che gli eventi fisici spariranno, ma saranno semplicemente ridotti per ospitare pubblici più piccoli e integrati in un flusso online/offline. Il concetto, infatti, è valido anche al contrario, un partecipante si può recare fisicamente a un evento, ma collegarsi in videoconferenza da uno stand con qualcuno che non si trova fisicamente lì.

Questo, determinerà una maggiore efficienza, la possibilità di raggiungere pubblici molto più ampi e anche un risparmio di tempo e denaro per le aziende. Secondo le mie stime, con il modello ibrido la reach degli eventi raddoppierà. Penso, infine, che il focus da parte degli organizzatori sia da concentrare sui contenuti, la qualità di questi ultimi sarà la chiave del successo. I contenuti dovranno saper emergere dall’interfaccia, amplificandone le possibilità. Questa è la filosofia che abbiamo sposato noi, offrire una user experience snella ed efficiente per dare spazio a contenuti di valore.

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