Gas russo in Europa, a dicembre cambia tutto. Crisi in arrivo?

Violetta Silvestri

10/10/2024

L’Europa riceve ancora una piccola quantità di gas russo, ma a dicembre cambia tutto. Ci sarà una nuova crisi? Cosa può accadere alla sicurezza energetica europea e quali Paesi sono a rischio.

Gas russo in Europa, a dicembre cambia tutto. Crisi in arrivo?

Una nuova crisi del gas colpirà l’Europa a fine anno? Nonostante la Russia fornisca ormai una minima quantità di combustibile al vecchio continente, la fine dell’accordo di transito tra Mosca e Kiev - che ha consentito finora il passaggio di alcuni flussi cruciali per diversi Paesi europei - potrebbe creare dei problemi all’approvvigionamento Ue.

Gli osservatori si chiedono se l’Unione possa davvero fare a meno del gas russo e dicembre sembra essere il mese di prova. Secondo le ultime notizie, infatti, l’Ucraina non estenderà l’accordo di transito per i flussi con la Russia dopo la sua scadenza, ovvero il 31 dicembre 2024.

Per Austria, Slovacchia e Ungheria questa prospettiva rappresenta un rischio che potrebbe avere ripercussioni su tutta Europa. Questi Paesi, infatti, ricevono ancora gas russo e sostengono che si tratta del combustibile più economico per loro, accusando gli Stati limitrofi dell’Ue di imporre tariffe di transito elevate per flussi alternativi.

L’Europa ha cercato rapidamente di riequilibrare le sue forniture dopo la guerra in Ucraina e i flussi ancora attivi dalla Russia sono comunque residuali. Tuttavia, i riflettori si sono di nuovo accesi sulla sicurezza energetica in Europa: il vecchio continente può davvero fare a meno del gas russo? Cosa può accadere nel 2025.

Gas russo in Europa, stop da dicembre. Cosa sta per accadere?

Le forniture di gas russo all’Europa tramite l’Ucraina ancora attive sono relativamente ridotte. La Russia ha spedito circa 15 miliardi di metri cubi attraverso questa rotta nel 2023, ovvero solo l’8% dei flussi del picco di gas russo verso l’Europa nel 2018-2019.

Nello specifico, il gasdotto Urengoy-Pomary-Uzhgorod dell’era sovietica trasporta combustibile dalla Siberia attraverso la città di Sudzha, ora sotto il controllo delle forze militari ucraine, nella regione russa di Kursk. Quindi scorre in Ucraina per arrivare fino alla Slovacchia. Qui, il gasdotto si divide in diramazioni che portano nella Repubblica Ceca e in Austria. La nazione austriaca riceve ancora la maggior parte del suo gas attraverso l’Ucraina, mentre la Russia rappresenta circa due terzi delle importazioni di gas dell’Ungheria.

La maggior parte delle altre rotte del gas russo verso l’Europa sono chiuse, tra cui la Yamal-Europa attraverso la Bielorussia e il Nord Stream sotto il Baltico. L’unica altra via operativa per il gasdotto russo verso l’Europa è il Blue Stream e il TurkStream verso la Turchia sotto il Mar Nero. La Turchia invia alcuni volumi di gas russo in Europa, inclusa l’Ungheria.

In un grafico elaborato da Bruegel è evidente come si sono evolute - ma non scomparse - le esportazioni di gas russo in Europa negli anni. L’immagine riporta le importazioni dell’Ue dalla Russia dal 2021 al terzo trimestre 2024:

Importazioni gas russo in Europa Importazioni gas russo in Europa da 2021 a terzo trimestre 2024

Si nota che, appunto, sono oggi sparite le consegne da Yamal e dal Nord Stream, mentre rimangono attive le rotte dell’Ucraina, del Turkstream oltre all’import di Gnl.

Attualmente, i Paesi dell’Ue che dipendono dal gasdotto ucraino ottengono il gas russo al minor prezzo possibile, senza dipendere da intermediari che lo rivendono a costi più alti. Eliminare del tutto questa via di transito significherebbe per loro stipulare nuovi contratti, progettare nuove rotte, sia per il Gnl che si snoda dalla costa, sia per i gasdotti provenienti da altri Paesi per sostituire gli input russi persi. In entrambi i casi, i costi sarebbero sostanziali.

L’Ucraina, però, ha rifiutato di negoziare un rinnovo del transito con Mosca e per questo sono in corso colloqui con l’Azerbaijan, ricco di combustibili fossili, per rilevare i contratti. Tuttavia, restano dei dubbi sul fatto che l’Azerbaijan possa produrre gas sufficiente a sostituire tutte le ex esportazioni russe, o se si limiterebbe a fungere da intermediario, ribattezzando il “gas russo” come “gas azero” prima di inviarlo attraverso il gasdotto ucraino.

Crisi del gas in arrivo per l’Europa?

Con la fine dell’accordo di transito del gas russo in Ucraina e quindi nei Paesi dell’Europa orientale, il vecchio continente rischia di essere coinvolto in una nuova crisi?

L’Agenzia Internazionale per l’Energia ha avvertito la scorsa settimana che la potenziale scomparsa del gasdotto ucraino rappresenta una “chiave di incertezza” per l’Europa questo inverno.

“Mentre il gas russo transitato attraverso l’Ucraina ha soddisfatto solo una piccola quota della domanda totale di gas dell’UE nel 2023, l’interruzione di questi flussi di transito avrebbe un impatto significativo su alcuni mercati dell’Europa centrale e orientale e sulla Moldavia”, ha affermato.

L’intera Ue potrebbe risentire di “effetti a catena” secondo Samantha Gross, direttrice dell’Energy Security and Climate Initiative presso la Brookings Institution. Man mano che l’infrastruttura del gas esistente viene gestita con maggiori attriti e problemi, i mercati diventeranno più rigidi, con meno margine di errore in caso di problemi di fornitura.

L’Ue può vivere senza gas russo?

Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, il sistema di fornitura energetica per l’Europa è cambiato radicalmente.

I Paesi costieri hanno sviluppato la capacità di importare gas naturale liquefatto soprattutto dagli Stati Uniti, mentre venivano redatti nuovi contratti. Entro il 2023, il gas russo tramite gasdotto rappresentava solo l’8% delle importazioni di energia dell’Ue, in calo rispetto a oltre il 40% nel 2021.

Il boom del Gnl è esploso dal 2022 in poi, come emerge da questa mappa rielaborata da Politico.ue:

Postazioni per Gnl Postazioni per Gnl Europa

Una curiosità sui Paesi fornitori di Gnl emerge proprio da un grafico sempre di Bruegel, nel quale viene fornito un quadro evolutivo dell’acquisto di gas naturale liquefatto da parte dell’Ue dal 2020 a oggi. Come notano gli analisti del think tank, “mentre nell’estate del 2021 il gas naturale importato dalla Russia tramite gasdotto ha iniziato a diminuire, i volumi di Gnl russo che raggiungono i terminali europei sono rimasti, fino ad oggi, inalterati”. Gli Usa, intanto, sono diventati cruciali:

Importazioni mensili di Gnl Importazioni mensili di Gnl Paesi fornitori dell'Europa

Anche i Paesi più coinvolti nello stop al gas russo tramite l’Ucraina hanno cercato soluzioni alternative. Slovacchia e Austria hanno già trovato altre fonti di gas tramite accordi con Paesi vicini come la Turchia. L’Ungheria, nel frattempo, potrebbe rimandare la questione e continuare a fare affidamento sul gas russo tramite la Serbia.

L’incertezza sulla sicurezza energetica europea non è del tutto scomparsa e con essa nemmeno il rischio di improvvise impennate dei prezzi. La rete di fattori da considerare per l’approvvigionamento è infatti ancora complessa e mette in evidenza quanto l’Europa non sia del tutto indipendente da altri per avere il gas necessario.

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