Con la crisi innescata dal Coronavirus, la questione del «Gender Gap» è tornata prepotentemente alla ribalta. Vediamo i risultati di uno studio condotto da eToro e BVA-Doxa.
La crisi innescata dalla pandemia di Coronavirus ha colpito duramente il nostro Paese: per il Fondo monetario internazionale il Pil italiano nell’anno corrente scenderà di oltre 9 punti percentuali mettendo a segno la performance peggiore in Europa dopo la Grecia.
Anche se nel 2021 il Pil italiano è stimato di nuovo in crescita, l’istituto con sede a Washington si attende un rialzo del 4,8%, è certo che per recuperare il terreno perso occorreranno diversi anni.
Ovviamente, come tutte le crisi, anche quella innescata dal Coronavirus ha finito per colpire più duramente alcune categorie rispetto ad altre. Parlando di «Gender Gap», del divario tra generi, l’epidemia di Covid-19 sembrerebbe aver ulteriormente ampliato questo “spread”: nei posti di potere delle varie “task force di esperti” gli uomini erano in netta maggioranza mentre la prima linea degli ospedali era costituita in prevalenza da donne (77% degli infermieri e 65% dei medici sotto i quarant’anni).
Gender Gap: poche le donne che lavorano
La questione del «Gender Gap», in Italia, è al centro del dibattito pubblico ormai da molto tempo ed ha avuto il merito di accendere un faro sulla disparità salariale tra uomini e donne.
Secondo le statistiche elaborate dall’Eurostat, in Italia la disparità salariale è al 5,6%, molto al di sotto della media europea. Ma non è un dato così positivo come potrebbe sembrare. Il dato italiano, infatti, non tiene conto di altri fattori determinanti che caratterizzano il nostro mercato del lavoro, come per esempio un tasso di occupazione femminile particolarmente ridotto, le diverse qualifiche professionali e le specificità del settore pubblico e privato (nel privato il “gap” italiano è tra i maggiori in Europa).
Le donne italiane rappresentano il 42,1% degli occupati complessivi del paese e il tasso di attività femminile è del 56,2% (gli uomini che lavorano sono il 75,1%): dopo la «solita» Grecia, siamo lo stato con meno donne occupate in Europa.
Gender Gap: solo 4 donne su 10 si sentono economicamente indipendenti
I risultati di una ricerca condotta da eToro e BVA-Doxa per approfondire tematiche come la situazione finanziaria delle donne in Italia, la loro indipendenza economica, ed analizzare al questione «Gender Gap», non lasciano molti dubbi.
Solo 4 donne su 10, emerge dalla ricerca, si reputano economicamente indipendenti, sebbene quasi 9 su 10 attribuisca a questa un voto tra l’8 e il 10 (in una scala da 1 a 10). Nel 64% dei casi, infatti, è il partner maschile a guadagnare più della donna, nel 20% dei casi le entrate coincidono, mentre nel 16% sono le donne a contribuire al bilancio famigliare con un’entrata maggiore.
“Dalla ricerca –si legge nella nota di presentazione dello studio- emerge che il 78% del campione intervistato ritiene di possedere l’indipendenza economica, ma in questo insieme c’è una differenza sostanziale. Solo il 40% di chi afferma di essere economicamente indipendente dice di esserlo completamente, seguito a breve distanza (38%) da chi afferma di essere indipendente, seppur con molte rinunce”.
Il valore medio della “soglia” dell’indipendenza economica si attesta a 1.778 euro mensili, si alza tra le single con figli, è più bassa nel sud e nelle Isole.
*Il 74% dei conti degli investitori retail perde denaro negoziando CFD con questo fornitore. È necessario valutare se si può sostenere il rischio elevato di perdere il capitale investito.Donne e investimenti: la chiave è l’educazione finanziaria
Per quanto riguarda la componente investimenti, il 65% delle italiane intervistate, infatti, dichiara di non avere mai fatto investimenti.
“Chi lo ha fatto, invece (il restante 35% del campione), ha scelto soprattutto azioni e immobili (2 donne su 10) o, in maniera minore (1 donna su 10) oggetti preziosi come gioielli e opere d’arte”.
La maggior parte degli investimenti “in rosa” si registrano maggiormente in una precisa zona geografica (il Nord-Est) e soprattutto nella fascia di età 45-55 e tra le occupate full-time.
“Le donne italiane sarebbero disposte a cercare opportunità negli investimenti, ma a condizioni ben precise: la percentuale più alta è ovviamente una maggiore disponibilità economica (52%), mentre la seconda ha a che fare con la conoscenza”.
Più di una donna su quattro, infatti, ha dichiarato che potrebbe essere convinta ad investire “se le piattaforme online di investimento promuovessero maggiormente l’educazione finanziaria”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA