L’irreale arrampicata sugli specchi in cui si è tramutato il questione time del titolare del MEF parla chiaro. E stop alla proroga del Superbonus e giro di vite sul reddito di cittadinanza confermano
Chi conosce Giancarlo Giorgetti sa che il massimo della bizzarria che riguarda la sua persona è legato al tifo sfegatato per la squadra di calcio inglese del Southampton. Per il resto, tutto pragmatismo e concretezza. Non a caso, storicamente la sua figura è quella del pontiere e del mediatore, stante la stima bipartisan di cui gode il suo lavoro.
In molti si sono quindi chiesti se fosse davvero lui quello intervenuto mercoledì in Aula nel corso del question time. Qualcuno azzardava l’ipotesi della controfigura, i più estremi evocavano Linda Blair, la protagonista de L’esorcista. Solo una possessione diabolica, infatti, poteva giustificare la difesa a oltranza della non ratifica del MES messa in campo dal ministro dell’Economia, talmente politicamente fumosa e arzigogolata nei toni e nei contenuti da far pensare allo scherzo di un ghostwriter.
A detta del titolare del MEF, infatti, emerge con chiarezza la necessità che la decisione di procedere o meno alla ratifica del Trattato sia preceduta da un adeguato e ampio dibattito in Parlamento, anche tenuto conto di quanto emerso dal recente atto di indirizzo approvato dalla Camera. Ma non basta; L’impianto attuale del trattato istitutivo del Mes appare non tenere conto del diverso contesto di riferimento e appare opportuno che, a monte, siano valutate modifiche relative al contenuto del meccanismo, Al netto di forma e argomentazioni, il termine a monte non fa parte del frasario del ministro Giorgetti. Anzi, conoscendolo lo ritiene degno di un comunicato delle Brigate Rosse. [...]
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