Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, prova a rassicurare l’Ue sul deficit italiano. Da Bruxelles, per ora, la reazione è timida: si rischia uno scontro con la legge di Bilancio?
La sua missione era rassicurare tutti gli interlocutori europei. Giancarlo Giorgetti, neo-ministro dell’Economia, nella sua prima missione a Bruxelles ha avuto il compito di spiegare a tutti i partner continentali che l’Italia non ha intenzione di andare contro le regole Ue e non vuole lo scontro.
La riunione dell’Eurogruppo è stata l’occasione per il debutto di Giorgetti a Bruxelles, incontrando anche i ministri olandese, irlandese e tedesco. Proprio quest’ultimo, Christian Lindner, ribadisce che la riduzione del debito resta “fondamentale” per garantire che la politica italiana non contrasti con quella monetaria della Bce.
Un chiaro segnale al governo Meloni: la strada in Ue sarà sempre in salita. Convincere i partner europei non sarà facile. E di certo bisognerà provare a farlo rassicurando sul deficit. Per ora si attende la legge di Bilancio: nessuno in sbilancia in attesa di vedere cosa ci sarà scritto nero su bianco in manovra. Ma quali sono i punti cruciali del dialogo tra governo e Ue?
Manovra, le priorità del governo italiano
Giorgetti ha presentato all’Eurogruppo le priorità italiane in vista della manovra, parlando di un approccio “prudente e realista”. “Il debito preoccupa tutti e l’Italia farà la sua parte”, ha rassicurato. Ma ha anche chiesto una politica comune europea contro il caro energia. Il suo messaggio, però, è stato accolto con sostanziale freddezza: il governo è atteso alla prova dei fatti. L’unica nota positiva arriva dal presidente dell’Eurogruppo, l’irlandese Paschal Donohoe, che ha parlato di uno scambio “estremamente positivo” e della possibilità di “lavorare a stretto contatto in maniera produttiva con il nuovo governo”.
La riforma del Patto di stabilità
Altro tema che diventerà sempre più centrale nelle discussioni europee è quello riguardante la riforma del Patto di stabilità. Giorgetti, per il momento, non si esprime e dice di voler attendere la proposta della Commissione. Ma chiede anche che vengano tenuti saldi dei requisiti: la sua semplicità, in modo tale che non sia solo un tema da addetti ai lavori, e la sua fattibilità, considerando reattività e flessibilità nelle risposte.
leggi anche
Pronta la riforma del Patto di stabilità europeo: tutti i vantaggi e i rischi per l’Italia
Il giudizio dell’Ue sul governo Meloni
Il giudizio dell’Ue resta sospeso, si attenderà il testo della legge di Bilancio per valutare davvero le intenzioni del governo Meloni. I primi dubbi emergono già dai dati della Nadef e soprattutto dal 4,5% di deficit stimato per il 2023 che non convince l’Ue. Anche perché è legato a una crescita dello 0,6% che secondo Bruxelles non è così realistica. Per venerdì si attendono le previsioni della Commissione che dovrebbero confermare il rallentamento dell’economia e l’alta inflazione.
Ma il problema principale resta il debito. Inoltre non mancano i nuovi avvertimenti al governo Meloni, a partire da quello del vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis: a suo giudizio non si possono mettere in campo stimoli fiscali di ampio raggio, quindi è meglio ricorrere a un “approccio più prudente con misure di sostegno temporanee e mirate”.
Governo Meloni, i punti critici per l’Ue
Dall’Ue le perplessità vengono espresse innanzitutto per i sostegni indifferenziati a tutti, come per esempio nel caso del taglio delle accise sulla benzina. Stesso discorso vale per le bollette di luce e gas: fornire aiuti a tutti - questo è il ragionamento - non disincentiva i consumi e quindi non comporta un risparmio energetico che sarebbe invece necessario.
Da Bruxelles altri dubbi vengono sollevati anche sulla pace fiscale: la rottamazione delle cartelle non piace all’Ue, tanto più se utilizzata per finanziare la flat tax. E a preoccupare è anche il tetto al contante: un innalzamento a cifre troppo alte preoccuperebbe Bruxelles, considerando l’alta evasione italiana.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Argomenti