Secondo un’inchiesta del New York Times, grandi aziende tedesche come la Basf e la Volkswagenproducono sempre più in Cina, riluttanti a lasciare un enorme mercato di cui hanno bisogno.
È un’Europa disunita che non disdegna l’ambientalismo di facciata, quella che emerge dall’inchiesta del New York Times del 12 aprile, ripresa da Federico Rampini per il Corriere della sera che cita anche un rapporto del centro studi tedesco Kiel Institute.
Se i Paesi europei non importano più gas russo, a causa delle sanzioni, e gli USA cercano di isolare il Dragone, la Germania si muove in senso contrario, seppure sottotraccia, andando ad acquistare e consumare lo stesso gas russo, però in Cina. Seguendo l’adagio orwelliano, per cui tutto gli animali sono eguali, ma alcuni sono più eguali degli altri. E la Germania sembra proprio sentirsi «migliore» degli altri Paesi dell’Eurozona.
Rampini riporta come la Germania abbia fatto e continui a fare importanti investimenti produttivi in Cina, da cui a tutti gli effetti dipende in larga parte per la sua economia, generando massicce emissioni carboniche, ma evitando le penalizzazioni imposte dalle normative europee. [...]
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