Tokyo ha iniziato ad adottare misure per rafforzare le sue relazioni con Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan. Per strozzare Russia e Cina ma soprattutto per motivi economici.
Obiettivo Asia centrale. Il Giappone ha messo gli occhi su una regione strategica per motivazioni geopolitiche ed economiche. Tokyo ha iniziato ad adottare misure sempre più concrete per rafforzare le sue relazioni con Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan, i cosiddetti “cinque –stan” noti per possedere ingenti quantità di petrolio, gas naturale e di altre risorse minerarie essenziali.
Al netto dell’accoppiata formata da idrocarburi e minerali, questa zona è un crocevia globale che misura le ambizioni di Russia e, dallo scoppio della guerra in Ucraina, Cina. Se Mosca, in virtù dell’influenza sovietica, considera l’intera area come il proprio cortile di casa – un’immagine tuttavia sfocata, simbolo del passato che fu – Pechino ha approfittato dei guai militari di Vladimir Putin per creare in loco una propria zona d’influenza. Sia per rilanciare la nuova Via della Seta, che il gigante asiatico ha ricalibrato riadattandola per lo più ai Paesi in via di sviluppo, sia per ottenere una corsia preferenziale nel commercio delle suddette risorse energetiche e minerarie.
Ebbene, il Giappone si è inserito in questa corsa a due per strozzare l’influenza russa – con Mosca diventata più intraprendente nello scacchiere asiatico – e bloccare l’espansione dell’influenza cinese, con Pechino che resta un rivale di Tokyo. [...]
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