Costruito su un’isola artificiale, l’aeroporto di Kansai è un’opera d’ingegneria straordinaria. Ma oggi, 30 anni dopo, rischia di sprofondare nel mare.
20 miliardi di dollari rischiano di sparire, sprofondando in mare. Trent’anni fa, sembrava un miracolo dell’ingegneria moderna.
Oggi, è una corsa contro il tempo. Il Kansai International Airport, costato oltre 20 miliardi di dollari e costruito su due isole artificiali nella baia di Osaka, in Giappone, è in lento ma inesorabile affondamento. Da simbolo di progresso tecnologico e determinazione giapponese, è diventato l’emblema di una sfida ingegneristica che potrebbe sfuggire di mano.
Dal 1994, anno della sua inaugurazione, l’aeroporto è sprofondato di oltre 11 metri. E non si tratta di un evento inatteso: gli ingegneri avevano previsto un lento assestamento nel tempo. Ma la realtà ha superato le aspettative, portando alcune aree della struttura a livelli di allarme ben prima del previsto. La struttura continua a operare, accogliendo milioni di passeggeri ogni anno, ma le previsioni indicano che, senza interventi radicali, entro il 2056 parti dell’aeroporto potrebbero trovarsi oltre quattro metri sotto il livello del mare.
Come si è arrivati a questo punto? Ecco cosa si sta facendo per evitare che uno degli hub più importanti dell’Asia venga inghiottito dal mare.
Kansai International Airport rischia di sprofondare in mare: cosa sta accadendo
Quando il Giappone diede il via al progetto dell’aeroporto di Kansai negli anni ’80, l’obiettivo era chiaro: creare una struttura all’avanguardia per sostenere lo sviluppo commerciale di Osaka, sempre più penalizzata rispetto a Tokyo. L’aeroporto esistente era circondato da aree urbane densamente popolate e non poteva essere ampliato. La soluzione sembrò visionaria: costruire un’isola artificiale nel bel mezzo della baia di Osaka e collocarvi sopra un intero aeroporto.
I lavori iniziarono nel 1987 e, dopo sette anni, nel 1994, il Kansai International aprì al pubblico. L’impatto fu immediato: l’aeroporto fu acclamato come un capolavoro tecnico, capace di resistere a terremoti e tifoni, e di accogliere oltre 30 milioni di passeggeri l’anno. Collegato alla città tramite un ponte lungo quasi quattro chilometri, divenne rapidamente un hub essenziale per le principali compagnie aeree giapponesi e asiatiche.
Tuttavia, sotto la superficie si celava un problema potenzialmente catastrofico. Il terreno bonificato su cui sorgeva l’aeroporto si comportava come una spugna: sotto il peso delle strutture, iniziava a comprimersi e sprofondare. Gli ingegneri lo sapevano e avevano previsto un assestamento graduale. Ma i calcoli si sono rivelati ottimistici: in soli sei anni alcune aree avevano già raggiunto il livello minimo di sicurezza. La natura irregolare del fondale marino ha inoltre fatto sì che alcune parti dell’aeroporto affondassero più rapidamente di altre, compromettendo la stabilità complessiva. Quello che era nato come un progetto ambizioso è oggi un sistema fragile in continua emergenza.
Kansai International Airport contromisure estreme per un futuro incerto
Nonostante il lento sprofondamento, l’aeroporto di Kansai non ha mai smesso di operare. Ogni giorno, voli da tutto il mondo atterrano sulle sue piste, ma dietro le quinte si combatte una battaglia quotidiana contro il tempo e la geologia. Le autorità giapponesi e i tecnici hanno messo in campo una serie di soluzioni per rallentare o compensare l’affondamento.
Una delle prime azioni è stata l’elevazione della diga perimetrale, al costo di 153 milioni di dollari, per proteggere la pista da possibili allagamenti. In parallelo, sotto il terminal passeggeri, sono stati installati martinetti idraulici e piastre regolabili: questi dispositivi permettono di sollevare progressivamente le colonne di sostegno man mano che il suolo cede, mantenendo la struttura in piano.
In fase di costruzione, si era già tentato di preparare il fondale posando uno strato di sabbia di un metro e mezzo e drenando l’umidità dal terreno per ridurre la compressione. Tuttavia, la natura spugnosa del suolo marino si è dimostrata più instabile del previsto. Ad oggi, il rischio è duplice: non solo il cedimento continua, ma avviene in modo irregolare, creando tensioni strutturali difficili da gestire.
Le previsioni più recenti parlano di un possibile sprofondamento oltre i 4 metri sotto il livello del mare entro il 2056. Se così fosse, intere sezioni dell’aeroporto sarebbero a rischio di inondazione, soprattutto in caso di eventi climatici estremi come tifoni o tsunami. Nonostante ciò, il Kansai International continua a essere uno degli aeroporti più frequentati del Giappone. Ma la domanda resta: quanto a lungo si potrà tenere a galla un’opera così colossale costruita, letteralmente, sull’acqua?
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