L’anno scorso la Cina ha elevato i suoi legami con 17 Paesi e territori, la maggior parte dei quali etichettabile come «in via di sviluppo»
Nel corso del 2023 la Cina ha rafforzato i rapporti diplomatici con un numero record di Paesi. Attenzione: non Paesi qualunque, bensì quelli che fanno parte del cosiddetto Sud del mondo, concetto utilizzato per indicare tutte le nazioni in via di sviluppo che hanno una storia interconnessa (di colonialismo e neocolonialismo) e che condividono una struttura socio-economica caratterizzata da grandi disparità in livelli di vita, speranza di vita o accesso alle risorse.
Un’analisi di Bloomberg, incrociata con la raccolta delle dichiarazioni rilasciate dal ministero degli Esteri cinese, ha rivelato che Pechino ha elevato i suoi legami con 17 Paesi e territori, la maggior parte dei quali etichettabile come “in via di sviluppo”. Si tratta di una cifra enorme, un ritmo mai constato prima d’ora durante l’ormai decennale esperienza di Xi Jinping nei panni di presidente della Repubblica Popolare Cinese.
Ma qual è l’obiettivo di Xi? Semplice: mobilitare il Sud globale (o Global South) per rimodellare l’attuale ordine mondiale, a detta della Cina guidato dal connubio Stati Uniti-Occidente. In altri termini, a causa dell’intensificarsi della concorrenza strategica con gli Usa, il governo cinese è sempre più desideroso di consolidare la propria base di partenariato con più Paesi. Per lo più con quelli che dipendono economicamente dalla Cina, che hanno visioni del mondo simili o che, più semplicemente, condividono un passato coloniale. [...]
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