Il governo Meloni cade nel 2026: la profezia che scuote il centrodestra

Alessandro Cipolla

12 Luglio 2024 - 09:14

Ci sono diversi indizi e previsioni che farebbero pensare a una possibile caduta del governo Meloni nel 2026: alla fine potrebbe essere proprio la premier a staccare la spina all’esecutivo.

Il governo Meloni cade nel 2026: la profezia che scuote il centrodestra

Quando cade il governo Meloni? Come dimostrato dai risultati delle elezioni europee e dagli ultimi sondaggi politici, il centrodestra di recente avrebbe aumentato la propria percentuale di voti rispetto alle vittoriose politiche del 2022, con l’esecutivo che di conseguenza appare essere blindato in virtù anche dei suoi numeri in Parlamento.

Giorgia Meloni inoltre resterebbe sempre la leader più popolare nel Belpaese, con i Fratelli d’Italia che sembrerebbero veleggiare spediti verso la soglia psicologica del 30%, mentre Lega e Forza Italia parrebbero aver consolidato il proprio zoccolo duro di elettori.

Tutto perfetto allora nel governo Meloni? Assolutamente no, visto che i due mesi estivi di luglio e agosto potrebbero rappresentare la classica quiete prima della tempesta, con i primi segnali di tensione e nervosismo che sembrerebbero essere palesi nel centrodestra.

Dopo aver temporeggiato fino al tempo massimo consentito, a settembre il governo dovrà fare i conti con la legge di Bilancio dove dovranno essere trovati 15 miliardi per riconfermare tutte le misure in scadenza a fine anno - cuneo fiscale, Irpef, pensioni e sostegno alla famiglia - e 10 miliardi (nella migliore delle ipotesi) come prima “rata” del piano di abbattimento del nostro debito pubblico che presto dovremo negoziare con Bruxelles. Il tutto senza poter ricorrere di nuovo al deficit.

Poi ci sono i due probabili referendum su premierato e autonomia il cui esito appare essere molto incerto, delle tornate di amministrative e regionali dove il centrodestra rischia di uscire sconfitto e, infine, il dualismo tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni che prima o poi sfocerà in una crisi tra i due.

Per il presidente della Puglia, Michele Emiliano, sarà però il Pnrr a far cadere il governo nel 2026, ma ci sono dei segnali sul fatto che Giorgia Meloni potrebbe decidere di staccare lei la spina all’esecutivo per chiedere quei pieni poteri come fece Matteo Salvini ai tempi del Papeete.

Quando cade il governo Meloni

Questa legislatura andrà in scadenza a settembre 2027 e Giorgia Meloni, al pari dei suoi alleati di governo, in questi mesi sempre ha ribadito che il governo andrà avanti fino in fondo per realizzare il programma di coalizione.

Per Michele Emiliano invece si andrà al voto prima del dovuto, con il governo Meloni che stando alle previsioni del presidente di Regione cadrà “sul Pnrr”, una sorta di spada di Damocle che penzola sopra il capo del Paese.

Vedete bene: lei ha scelto di consegnare i soldi direttamente alle società partecipate dello Stato - ha dichiarato Emiliano al Forum di Manduria come riportato dall’Huffington Post -. Se quelle di cui al 2026 non riescono a spenderli, cade lei e cade tutto il governo. E mi sa che cade pure il Paese. Sarà per questo che il governo nella partita europea punta tutto su un commissario con delega al Pnrr. Vuole avere un margine di vantaggio in una richiesta di proroga dei tempi sul Pnrr. Ma la deroga gliela daranno a patto che si portino sufficientemente avanti nei lavori. Ma io lo confesso, sono preoccupato”.

Anche se dovesse perdere il referendum sul premierato, Giorgia Meloni ha spiegato che non si andrà a dimettere come fece invece Matteo Renzi nel 2016 quando gli italiani bocciarono la sua riforma costituzionale. Quanto all’Autonomia differenziata si tratta di una battaglia della Lega, con diversi dirigenti dei Fratelli d’Italia che avrebbero più di un dubbio a riguardo.

A minare la stabilità del governo però potrebbero essere i malumori all’interno della maggioranza che, al momento, sono silenziosi, ma presto alle prime difficoltà potrebbero palesarsi evidenziando tutte le spaccature che ci sono nel centrodestra.

Con le prossime manovre che saranno “lacrime e sangue”, come spiegherà Matteo Salvini ai suoi elettori che non potrà realizzare la flat tax o la riforma delle pensioni, con la legge Fornero che addirittura potrebbe essere rafforzata? E Forza Italia potrà digerire il probabile aumento delle tasse? I Fratelli d’Italia, in teoria eredi della destra sociale, avranno piacere a mettere in atto tagli draconiani alla spesa pubblica?

Il rischio concreto è di un tutti contro tutti per scaricare ad altri le colpe dei sacrifici che a breve gli italiani dovranno fare, con Giorgia Meloni che a quel punto potrebbe essere tentata dal mandare tutti alle urne per ottenere un secondo mandato che le permetterebbe, nel 2029, di eleggere un presidente della Repubblica di destra.

Se il governo Meloni viene descritto da buona parte dei media come una sorta di casa del Mulino Bianco, quando si dovranno affrontare i veri problemi del Paese nella grande famiglia del centrodestra potrebbe andare in scena una sorta di Guerra dei Roses, anche prima del 2026 come ipotizzato da Emiliano.

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