Primi dissidi nella maggioranza del centrodestra. Meloni in rotta di collisione con Salvini per il personalismo delle sue ultime dichiarazioni alla stampa.
Il neonato governo di centrodestra accusa già le prime frizioni interne a causa del personalismo di Matteo Salvini. Il vicepremier cerca costantemente di ritagliarsi uno spazio di maggior controllo sul fronte decisionale e fa di tutto nella speranza di oscurare Giorgia Meloni.
Il leader della Lega ha infatti esplicitamente iniziato a dettare l’agenda dell’esecutivo in materie che esulano dalla sua competenza. Negli ultimi giorni si è destreggiato sui temi più disparati definendo una linea del tutto autonoma e non concordata, spaziando dall’immigrazione clandestina all’economia.
Quella che la stampa ha ormai ribattezzato «gestione parallela» è insomma un chiaro segnale di pressing, una ricerca di spazio che più che una richiesta si afferma come un vero e proprio intervento a gamba tesa.
«Mi occupo di terra e di mare» ha detto Salvini alle telecamere di «Porta a Porta» proprio nelle ultime ore. Peccato che il suo ministero sia quello delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili.
Per tutta risposta si alza la voce della Presidente del Consiglio e volano le prime minacce.
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Il primo dissidio tra i vertici del governo batte ogni record sulle tempistiche di «crisi» prospettate dagli analisi, anche quelle dei più disincantati. Ma era inevitabile.
Il copione che il capo del Carroccio ha seguito fino ad ora parte dall’indicazione ai suoi gruppi parlamentari di presentare un disegno di legge per l’aumento del tetto all’uso del contante. Un incarico non gradito agli occhi del resto della maggioranza che si trova però costretta a cercare un punto di mediazione.
Lo sconto concreto tuttavia inizia sul fronte sanitario. Il Capitano ha affidato al titolare della Salute il compito di delineare nuove linee guida sul Covid. Si tratta di una mossa inaudita che mira a spingere verso la formula del «liberi tutti». Su questo punto infatti Meloni viene colta impreparata, non riesce sbarrare la strada e si trova a dover assecondare l’iniziativa di Schillaci. Un ministro della sua cerchia però ha raccontato ai giornali che la presidente avrebbe chiesto di visionare con maggior attenzione le statiche reali sull’andamento della pandemia prima di prendere qualsiasi decisione sul futuro delle ultime restrizioni ancora in vigore.
Il clou del contrasto giunge poi quando Salvini annuncia in totale autonomia misure rigide anti-immigrazione, buoni auspici sul Ponte sullo Stretto e una serie di obiettivi ideali sul piano economico. È così che il pacchetto di proposte per la ripresa dell’economia targato Lega vede la richiesta di una flat tax al 15 per cento e del superamento della Fornero con l’introduzione di quota 41. Un approccio totalmente fuori asse con le scadenze e con il portafoglio disponibile: Meloni e i suoi consiglieri si stanno ancora interrogando su dove reperire le risorse della Finanziaria.
Non rimangono fuori dagli annunci in solitaria neppure pensioni, reddito di cittadinanza e guerra in Ucraina. Su quest’ultimo punto Salvini si è buttato in avanti chiedendo che l’Italia si faccia promotrice di una conferenza di pace. Il problema è che in nessun caso c’è stata la volontà di avviare un coordinamento con le figure preposte.
Meloni non ci sta: lo spettro del conflitto
L’esecutivo si è appena insediato e la premier ha da subito spiegato agli alleati come il voto anticipato abbia determinato una congiuntura interna e internazionale tale da impedire il consueto svolgimento dei lavori. I tempi ristretti sono motivo per il quale Meloni adesso vorrebbe concentrare tutte le sue energie sul problema delle bollette, sulla preparazione degli appuntamenti all’estero e sulla Legge di Bilancio.
Non a caso nel giro di colloqui con i ministri si è concentrata sul dossier Energia dialogando Pichetto per capire quanto peserà l’eventuale linea congiunta dell’Europa. La preoccupazioni più grande è evidente: quanti soldi dovrà sborsare il governo per calmierare le bollette?
Il problema è che le dichiarazioni di Salvini vanno in una direzione totalmente opposta, ridefinendo le priorità e spazientendo la presidente. Lei stessa infatti ha più volte sottolineato come tutto questo stia avvenendo «senza nemmeno una telefonata per avvisare e concordare».
L’irritazione della leader di FdI è palpabile e sono diverse le fonti interne al Palazzo che riportano i suoi sfoghi. Tra tutti spicca l’evocazione di un ritorno alle urne. Certo è che, almeno per ora, si tratta di parole dettate dal momento e dalle pressioni contingenti.
Volendo chiarire quali siano mire del capo leghista alcuni riportano come esempio gli atteggiamenti che mandarono in tilt i grillini ai tempi del governo giallo-verde. Meloni però non sembra disposta ad accettare nulla di simile.
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