Le richieste presentate dalle associazioni dei tabaccai potrebbero portare grandi cambiamenti per i fumatori, vediamo perchè.
Potrebbero essere in arrivo grandi cambiamenti per i fumatori. A settembre le associazioni a tutela delle rivendite di generi di monopoli, durante un’audizione alla Camera, hanno chiesto lo stop al Pos obbligatorio e la revisione della vendita dei prodotti del tabacco. Per ora, come abbiamo chiarito, si tratta solo di richieste che non sono ancora state accolte, ma che potrebbero impattare negativamente sugli utilizzatori dei prodotti del tabacco.
Vediamo nello specifico cosa si richiede e cosa potrebbe cambiare.
Vendita di tabacco e simili: cosa non va?
Le tre maggiori associazioni dei tabaccai in audizione alla Camera hanno chiesto il divieto della vendita sul web dei prodotti per l’inalazione della nicotina oltre allo stop del Pos obbligatorio. La richiesta si è allargata anche al fatto di garantire alle tabaccherie l’esclusività delle vendite dei prodotti del tabacco.
Le richieste sono state presentate a margine dell’indagine conoscitiva sulla fiscalità e sulla vendita al dettaglio dei prodotti del tabacco e di quelli di nuova generazione (come la sigaretta elettronica, ad esempio). C’è da fare una differenziazione però visto che i tabaccai per i prodotti del tabacco operano in concessione dello Stato, mentre chi vende sigarette elettroniche opera in libero mercato.
Il tutto sottolinea come la situazione economica delle tabaccherie sia in discesa: in quindici anni la vendita delle sigarette, dei sigari e del tabacco ha subito un taglio di circa la metà che ha come conseguenza diretta una diminuzione degli utili del tabaccaio stesso il cui reddito, va ricordato, è legato direttamente all’aggio dei prodotti lavorati del tabacco (sigarette e sigari in modo particolare). L’aggio incide sul 10% del prezzo di vendita e, di fatto per un pacchetto di sigarette che costa 5,50 euro il tabaccaio incassa 55 centesimi.
Proprio per questo motivo, nel corso degli anni, i tabaccai hanno diversificato i servizi inserendo, magari, ricariche telefoniche, pagamento di bollettini postali, gioco del lotto, trasferimento di denaro che portano, in ogni caso, guadagni molto esigui.
Il Pos obbligatorio imposto dalla legge anche per le spese al di sotto di una determinata soglia, ha comportato per questo settore commerciale, di sostenere un costo che va a togliere parte del guadagno sui prodotti in concessione dello Stato, visto che il tabaccaio non può neanche ammortizzare il costo delle transazioni aumentando leggermente i prezzi, visto che si tratta nella maggior parte di prodotti a prezzo fisso (sigarette, sigari, tabacco, ad esempio).
Le richieste dei tabaccai
Per fronteggiare il calo dei ricavi e l’aumento dei costi, quindi, una delle associazioni ha chiesto di porre delle restrizioni alla vendita delle sigarette elettroniche online lasciando la vendita solo ai negozi fisici (Che in questo moto potrebbero incrementare i ricavi).
I ricavi sui prodotti a monopolio, compresi i giochi, sono fermi da decenni, ma le spese per i tabaccai sono aumentate (come per il Pos obbligatorio) così come sono aumentate le campagne contro il tabagismo che, in qualche modo, hanno fatto diminuire le vendite sia dei prodotti lavorati e non del tabacco che di quelli accessori.
Una delle richieste, quindi, riguarda il Pos obbligatorio. Le ipotesi avanzate sono essenzialmente due:
- togliere l’obbligo per i prodotti ad aggio fisso;
- garantire un credito di imposta pari al 100% delle spese sulle transazioni per i pagamenti elettronici.
La bomba vera è propria, però, è stata lanciata dalla Fit, Federazione italiana tabaccai, che chiede che i prodotti con nicotina siano venduti solo nelle tabaccherie combattendo le vendite illegali e quelle online e garantendo, di fatto, aggi più alti alle tabaccherie.
Al momento, come detto, si tratta solo di un’audizione che dovrebbe essere seguite da altre con i rivenditori di sigarette elettroniche, con i produttori e i distributori e con i negozi online. Una decisione al riguardo non sembra, quindi, imminente, ma prima o poi anche lo Stato dovrà prendere una posizione in merito accogliendo o meno le richieste delle associazioni.
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