Guerra Siria-Turchia, ma all’UE interessa solo il petrolio di Cipro

Alessandro Cipolla

15 Ottobre 2019 - 11:04

Mentre in Siria infuria la guerra tra Turchia e curdi, l’UE ha intimato ad Ankara di stoppare le trivellazioni a Cipro nel blocco 7 assegnato a ENI e Total: la Francia ha mandato due navi militari nella zona e l’Italia potrebbe fare lo stesso.

Guerra Siria-Turchia, ma all’UE interessa solo il petrolio di Cipro

Per fermare la Turchia la Francia ha appena mandato due fregate, con anche l’Italia che a stretto giro potrebbe imitare i cugini d’Oltralpe e inviare proprie navi militari, il tutto con il beneplacito da parte dell’Europa che ha intimato ad Ankara di fermare subito le sue operazioni definite illegali pure dalla Casa Bianca.

Non si tratta però di una reazione della comunità internazionale alla guerra in Siria tra turchi e curdi, ma di una risposta alle trivellazioni a largo dell’isola di Cipro da parte della Turchia nel blocco 7 che è stato assegnato alla nostra ENI e alla francese Total.

Quando di mezzo c’è il petrolio Bruxelles non sembrerebbe mostrare quel tentennamento che invece caratterizza le scelte dell’Unione ogni volta che ci si trova di fronte a una guerra, come nel caso di quella appena scoppiata di nuovo in Siria.

Per difendere i pozzi di petrolio assegnati a Eni e Total l’Europa mostra i muscoli mandando navi da guerra a Cipro, mentre per stoppare i bombardamenti contro la popolazione curda il Vecchio Continente si è affidato a condanne verbali e a una limitazione nella vendita delle armi al governo di Erdogan.

La guerra per il petrolio a Cipro

Dal 1974 Cipro è divisa in due con una parte controllata dalla Turchia a seguito dell’invasione da parte di Ankara. Una questione mai risolta e che continua a generare tensioni nell’isola, specie da quando sono stati scoperti ricchi giacimenti di petrolio e gas a largo delle coste cipriote.

La parte cipriota-turca quindi non ha riconosciuto l’esclusività da parte di quella cipriota-greca, il governo di Nicosia è l’unico riconosciuto dalla comunità internazionale tanto che fa parte dell’Unione, nel gestire i contratti per la trivellazione dei vari blocchi.

Immagine balcanicaucaso.org

Il blocco 7 quindi in teoria è stato assegnato da Cipro a ENI e Total, ma ora i turchi che invece rivendicano il diritto di sfruttamento hanno iniziato a perforare nella zona in modo illegale con tanto di incrociatori a fare da supporto militare.

In questo caso la risposta dell’Europa è stata decisa, con Bruxelles che ha deciso “misure restrittive nei confronti delle persone fisiche e giuridiche responsabili o coinvolte in attività perforazione di idrocarburi nel Mediterraneo orientale”.

La Francia ha quindi deciso di inviare due fregate a Cipro per difendere gli interessi della sua Total, con anche l’Italia che a breve potrebbe prendere la stessa decisione mandando delle navi militari nella zona.

Già nel febbraio 2018 era salita la tensione tra Roma e Ankara, quando la marina turca fermò la piattaforma Saipem 12000 dell’ENI che stava facendo rotta verso Cipro per iniziare le trivellazioni nella zona assegnata alla compagnia nostrana.

L’allora premier Paolo Gentiloni decise di far intervenire la nostra Marina mandando la fregata Zaffiro in loco: alla fine l’ENI decise comunque di interrompere le proprie attività di esplorazione nella zona contesa.

Adesso però che la perforatrice turca Yavuz sta trivellando nel blocco 7, ecco che è arrivata la dura presa di posizione da parte di Bruxelles con anche Washington che si è schierata con l’Europa parlando di “perforazioni illegali e inaccettabili” da parte di Ankara.

Se per quanto riguarda la guerra in Siria contro le milizie curde l’Unione è compatta nella condanna unanime ma sostanzialmente ferma nel prendere misure concrete, quando di mezzo c’è il petrolio i toni diventano diversi e ben più minacciosi, tanto che le fregate francesi stanno già facendo rotta verso Cipro e presto potrebbero essere raggiunte da quelle italiane.

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