Altri dazi in arrivo: la Cina colpisce i prodotti agricoli USA in una guerra commerciale sempre più estesa e imprevedibile. Intanto, si torna a parlare di recessione. Cosa succede?
Nel caos della guerra commerciale inasprita da Trump, oggi 10 marzo scatta la risposta della Cina alle tariffe USA con nuovi dazi su alcuni prodotti agricoli statunitensi.
È l’ultima escalation di una rivalità tra le due maggiori economie del mondo che rischia di cambiare per sempre le relazioni commerciali globali e di innescare meccanismi inflazionistici per gli USA innanzitutto.
Il governo cinese aveva annunciato ritorsioni settimana, poco dopo che il presidente Trump aveva aumentato le tariffe sui prodotti cinesi per la seconda volta da quando è entrato in carica a gennaio. I dazi di Pechino includeranno un’imposta del 15% su prodotti statunitensi come pollo, grano e mais, nonché del 10% su beni come soia, maiale, manzo e frutta.
In sintesi, si tratta di tariffe su circa 22 miliardi di dollari di beni statunitensi acquistati dalla Cina, prendendo di mira soprattutto le esportazioni agricole. Sullo sfondo, incertezza e pessimismo cominciano a diffondersi sulle prospettive economiche della prima potenza mondiale.
La settimana appena conclusasi è stata volatile per i mercati finanziari statunitensi, con gli investitori che hanno dovuto fare i conti con l’inversione di rotta dell’amministrazione Trump su alcuni aspetti chiave delle sue aggressive politiche commerciali.
La guerra commerciale non accenna a placarsi, con Cina e USA protagoniste.
Cina-USA: nuovi dazi di Pechino, escalation guerra commerciale
La Cina ha risposto agli USA e ha deciso di colpire i prodotti agricoli statunitensi.
Tra i beni sottoposti a un dazio aggiuntivo del 10% c’è la soia, una delle maggiori esportazioni degli Stati Uniti verso la Cina e il cui commercio vale 12 miliardi di dollari. Cotone, pollo e mais saranno invece caricate di una tariffa ulteriore del 15%.
Con questa mossa Pechino ha voluto colpire un settore chiave del commercio USA, quello agricolo, compromettendone la competitività sul mercato cinese.
Come specificato sul Financial Times, gli analisti di Nomura hanno stimato che l’ulteriore tariffa del 10% imposta dalla Cina riguarda circa 19 miliardi di dollari di importazioni dagli Stati Uniti, mentre 3 miliardi di dollari di merci sono stati soggetti a un’ulteriore imposta del 15%.
Ma la guerra commerciale tra USA e Cina sta prendendo forma anche attraverso altre iniziative e contromisure. Il governo cinese ha affermato che avrebbe impedito a 15 aziende statunitensi di acquistare prodotti cinesi a meno che non concedesse un permesso speciale, tra cui un produttore di droni che rifornisce l’esercito statunitense. E ha minacciato di voler impedire ad altre 10 aziende statunitensi di fare affari in Cina.
La scorsa settimana Pechino ha anche sospeso le importazioni di tutto il legname statunitense, citando preoccupazioni per i parassiti. Gli esportatori statunitensi hanno inviato tronchi per un valore di circa 850 milioni di dollari in Cina l’anno scorso.
I dazi sono stati una delle principali preoccupazioni degli investitori, poiché molti credono che possano danneggiare la crescita economica e causare inflazione. Mentre Trump ha riconosciuto già il 2 febbraio che le sue radicali tariffe potrebbero causare qualche sofferenza a breve termine per gli americani, i suoi stessi consiglieri hanno ripetutamente minimizzato qualsiasi impatto negativo.
Tuttavia, le crepe per l’economia USA potrebbero presto palesarsi, soprattutto a causa dell’imprevedibile strategia di Trump, destinata a suscitare risposte. Dalla Cina e non solo.
Recessione in vista per gli USA? Trump nega ma...
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump si è rifiutato di dire se l’economia statunitense stia affrontando una recessione o un aumento dei prezzi, in seguito alle inversioni di tendenza della sua amministrazione sulle minacce tariffarie contro alcuni dei suoi più stretti partner commerciali.
Alla domanda se si aspettasse una recessione quest’anno, Trump ha risposto in una intervista su Fox che è in atto un “periodo di transizione”. Tuttavia, il Segretario al Commercio Howard Lutnick ha insistito sul fatto che non ci sarà alcuna contrazione nella più grande economia del mondo, pur riconoscendo che il prezzo di alcuni beni potrebbe aumentare.
Gli investitori, però, temono che i dazi possano portare alla risalita dell’inflazione, in ultima analisi, danneggiare la crescita della più grande economia mondiale.
“Queste tariffe ampie, indiscriminate e intermittenti non aiutano nessuno. Non aiutano gli agricoltori. Non aiutano i lavoratori dell’auto. Sono un errore”, ha detto il senatore statunitense Adam Schiff della California su ABC.
Intanto, anche Powell sta invitando alla cautela in un contesto davvero incerto per gli USA. Il presidente della Federal Reserve ha affermato venerdì che la banca centrale può attendere di vedere come si svilupperanno le aggressive azioni politiche del presidente Donald Trump prima di intervenire nuovamente sui tassi di interesse.
La Casa Bianca “sta implementando cambiamenti politici significativi in quattro aree distinte: commercio, immigrazione, politica fiscale e regolamentazione”, ha affermato in un discorso per l’US Monetary Policy Forum. ”È l’effetto netto di questi cambiamenti politici che avrà importanza per l’economia e per il percorso della politica monetaria”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA