Nella guerra commerciale la Cina ha un punto debole. Quale? Un’analisi
Nella guerra commerciale ancora in atto e dall’esito incerto, la Cina sembra avere un punto debole: il rallentamento economico.
Secondo i dati diffusi dal National Bureau of Statistics, i profitti delle aziende cinesi sono diminuiti al ritmo più rapido degli ultimi otto mesi.
Cosa significa questo andamento per Pechino e per il suo ruolo nella battaglia delle tariffe? Certamente non è una buona notizia. L’indebolimento dell’economia interna, infatti, aumenta le preoccupazioni su un possibile slittamento dell’accordo Fase 1.
Nella guerra commerciale, quindi, la Cina potrebbe avere un punto debole ed essere danneggiata più degli USA se non saranno evitate le tariffe americane pronte a scattare dal 15 dicembre.
Cina e guerra commerciale: quanto pesa il calo industriale interno
Il settore industriale cinese è stato messo sotto pressione negli ultimi mesi a causa del rallentamento della domanda interna e delle ricadute della battaglia dei dazi con gli USA. La conseguenza è stato il calo evidente degli utili.
Come riportato da CNBC, i profitti delle aziende sono scesi del 9,9% a ottobre, per un valore di 427,56 miliardi di yuan (60,74 miliardi di dollari). Si è registrato il calo maggiore dal periodo gennaio-febbraio e una diminuzione ancora minore rispetto a quella di settembre del 5,3%.
Secondo gli analisti, l’economia reale cinese è in piena fase di calo e la previsione futura per la crescita degli utili resta pessimista.
Nel settore manifatturiero la diminuzione dei profitti è stata ancora più forte, poiché i margini si sono ridotti del 4,9% nel periodo gennaio-ottobre. Nel frattempo, anche la crescita degli utili del settore minerario è stata piuttosto moderata.
L’indice dei prezzi alla produzione, visto come indicatore chiave della redditività aziendale, ha registrato il suo livello più basso da tre anni in ottobre, a causa dell’indebolimento dei prezzi delle materie prime.
Anche il PMI manifatturiero ufficiale del Paese ha mostrato una contrazione dell’attività per il sesto mese consecutivo a settembre, con nuovi ordini di esportazione in calo per il 17 ° mese consecutivo.
Un quadro interno incerto, dunque, che si aggiunge all’instabilità esterna proveniente dai negoziati della guerra commerciale.
L’effetto dazi sull’economia di Pechino
Nonostante i recenti segni di progressi nei negoziati commerciali, con una chiamata telefonica degli ultimi giorni che fa ben sperare, i rapporti Cina-USA restano tesi.
Senza un accordo tra Pechino e Washington che possa rimandare le tariffe statunitensi sulle merci cinesi, regolare gli acquisti agricoli e allentare il controllo sulle imprese tecnologiche, la Cina potrebbe davvero essere colpita.
Proprio mentre il PIL degli Stati Uniti sorprende le aspettative in positivo, la potenza asiatica si ritrova a fare i conti con la conferma del rallentamento economico.
La stima di crescita dei profitti industriali cinesi, inoltre, resta bassa. È previsto un peggioramento se la guerra commerciale non arriverà presto ad un accordo affidabile.
L’effetto dazi sull’economia interna unita alle difficoltà nelle relazioni con Hong Kong restano sotto i riflettori tra gli analisti cinesi più attenti all’evoluzione dello scontro sule tariffe.
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