IBM si allea a Trump con un piano di investimenti da 150 miliardi di dollari

Giorgia Paccione

30 Aprile 2025 - 10:53

Il colosso tech annuncia un maxi-investimento negli Stati Uniti: 150 miliardi di dollari in 5 anni per rispondere alle pressioni di Trump e rafforzare la supremazia tecnologica USA.

IBM si allea a Trump con un piano di investimenti da 150 miliardi di dollari

IBM ha svelato un piano di investimenti da 150 miliardi di dollari negli Stati Uniti nei prossimi cinque anni.

La decisione arriva in risposta diretta alla pressione esercitata dall’amministrazione Trump, che negli ultimi mesi ha intensificato la sua campagna per riportare la produzione e l’innovazione tecnologica sul suolo nazionale, minacciando dazi pesanti sulle importazioni e promuovendo ancora una volta la politica “Make America Great Again”.

Il piano di IBM punta infatti non solo a consolidare la leadership globale dell’azienda nel settore informatico, ma anche a rafforzare la sovranità tecnologica degli Stati Uniti, con un occhio di riguardo all’occupazione e alla produzione nazionale.

Un maxi-investimento guidato dalla politica industriale USA

L’amministrazione Trump ha spinto con forza le grandi aziende, sia americane sia straniere, a potenziare la presenza industriale negli Stati Uniti, utilizzando la leva dei dazi e degli incentivi per riportare la manifattura e la ricerca all’interno dei confini nazionali. La mossa di IBM è dunque anche una questione politica e segue una serie di decisioni simili da parte di altri giganti come Apple e NVIDIA che hanno stanziato centinaia di miliardi per nuovi impianti e innovazione negli USA.

Il piano di IBM prevede che oltre 30 miliardi dei 150 totali siano destinati alla ricerca e sviluppo, con particolare attenzione alla produzione americana di mainframe e computer quantistici, tecnologie considerate strategiche sia per l’economia sia per la sicurezza nazionale. L’azienda continuerà a progettare, costruire e assemblare questi sistemi avanzati nei suoi stabilimenti di Poughkeepsie, New York, già considerati il cuore pulsante della produzione tecnologica IBM.

Secondo i vertici del gruppo, i mainframe prodotti negli USA, che elaborano oltre il 70% delle transazioni mondiali, rappresentano la “spina dorsale tecnologica dell’economia americana e globale”.

Quantum computing e occupazione al centro della strategia

Al centro del maxi-investimento c’è proprio il quantum computing, un settore in cui IBM vanta una posizione di leadership globale. L’azienda investirà risorse significative per la progettazione, la produzione e l’implementazione di computer quantistici, con l’obiettivo di consolidare il proprio vantaggio competitivo e di accelerare la corsa americana alla supremazia tecnologica.

Il CEO Arvind Krishna ha sottolineato che “la tecnologia non si limita a costruire il futuro, ma lo definisce” e che IBM, fin dalla sua fondazione 114 anni fa, ha sempre avuto un focus sull’occupazione e sulla produzione americana.

L’iniziativa, oltre a rafforzare la catena di approvvigionamento tecnologico nazionale, mira infatti a creare nuovi posti di lavoro altamente qualificati e a promuovere l’innovazione in settori chiave come la sicurezza, l’energia e la sanità. Gli analisti vedono nel piano IBM un segnale forte di rilancio dell’industria high-tech americana, in risposta alla crescente competizione globale, in particolare dalla Cina, e come una mossa strategica per garantire la sovranità tecnologica degli Stati Uniti.

IBM come partner strategico per la supremazia tecnologica americana

Se da un lato il piano punta a rafforzare la posizione di IBM come partner strategico del governo USA, dall’altro rappresenta anche una sfida: quella di tradurre l’enorme impegno finanziario in risultati tangibili per l’economia, l’innovazione e l’occupazione americana.

L’investimento di IBM rappresenta quindi una risposta concreta alla politica industriale di Trump, ma anche una scommessa sul futuro della tecnologia americana. La scelta di concentrare risorse su ricerca, sviluppo e produzione nazionale è in linea con le nuove tendenze globali che vedono nella resilienza delle supply chain e nell’autonomia tecnologica i pilastri della competitività internazionale.

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