BlackRock e altri colossi finanziari abbandonano l’Nzam mentre la crisi energetica, il greenwashing nei fondi ESG e l’aumento della domanda elettrica spingono le utilities al centro delle strategie.
BlackRock, il più grande gestore patrimoniale al mondo, nel 2025 esce dalla Net Zero Asset Managers Initiative (Nzam) lanciata nel 2021 e che vedeva l’adesione di oltre 300 gestori patrimoniali, con l’obiettivo di raggiungere la neutralità carbonica. Altre sei grandi società del risparmio gestito hanno abbandonato il programma: Goldman Sachs, Wells Fargo, Citi, Bank of America, Morgan Stanley e JPMorgan Chase.
Una recente ricerca condotta dalle ONG Urgewald e Facing Finance ha rivelato un massiccio fenomeno di greenwashing nei fondi ESG europei. Sono stati analizzati più di 14.000 fondi ESG negoziati sui mercati europei. Ben oltre un terzo di essi (4.792 fondi) ha investito più di 123 miliardi di euro in aziende che promuovono progetti di utilizzo dei combustibili fossili o che non hanno attivato procedure per raggiungere l’obiettivo di eliminazione dell’utilizzo massiccio di carbone ai sensi degli Accordi di Parigi.
Un passo indietro per l’avanzata della sostenibilità secondo i principi Environmental-Social-Corporate (ESG)? Non è stato solo l’effetto Trump e la condanna delle ideologie woke, massicciamente presenti a livello politico ed economico sia in America che in Europa, a determinare questo dietro-front, ma piuttosto fondamentali sono state:
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