Il content creator sta per diventare una professione riconosciuta

Dario Colombo

07/07/2022

Un emendamento al Ddl concorrenza, promosso dal WMF, introduce sullo scenario del lavoro italiano una nuova figura, figlia del Web 2 e proiettata nel metaverso

Il content creator sta per diventare una professione riconosciuta

In questi giorni il cosiddetto Ddl Concorrenza (forma abbreviata per indicare la legge annuale per il mercato e la concorrenza) è uno strumento regolamentatorio divisivo (come peraltro spesso accade con le leggi e i loro adeguamenti).

Gli scioperi dei tassisti, che si sentono defraudati dagli invesimenti fatti nelle licenze, stanno ancora facendo sentire i loro effetti.

Ma ci sono elementi del maxi testo che sono forieri di sviluppi positivamente accettati, ossia per i quali non ci si attendono rimostranze.
Come l’emendamento Content creator, che ora sappiamo verrà preso in esame e votato.

Content creator: chi è, cosa fa

Intanto ricordiamo chi è e cosa fa un content creator e cominciamo a farlo con il dire che tutti lo possiamo essere (fattore che tra l’altro genera quella situazione indefinita che spinge a chiedere una regolamentazione).

Detto semplicemente, il content creator genera contenuti da far circolare sui social e sul web, lo fa per il grande pubblico (più ne attira e più ci guadagna) e sostanzialmente due mandanti: i brand, ossia le aziende che devono promuoversi, o se stesso.

In tal senso un cosiddetto influencer, inteso nell’accezione ferragnana del termine ossia la più comprensibile è anche un content creator (nessuno si senta offeso, nessuno si senta escluso, per citare De Gregori): quello che fa, che sia un video, una foto, una storia, è creazione di contenuto a cui il mercato dei social e del web assegna un valore.

I content creator, in pratica, sono tutti coloro che scrivono contenuti per siti Web o che fanno storie su Instagram, producono video per YouTube, Twitch e TikTok, fanno podcast, webcast, sono nel metaverso. E lo fanno come attività principale, Quindi lo fanno per lavoro. E qui sta il punto.

Quello che ama definirsi «popolo delle partite Iva», salendo a bordo di un bastimento amplissimo, sta forse trovando.

Content creator: Ddl Concorrenza Articolo 28

Una nota del WMF, il Web Marketing Festival, ormai conosciuto anche come We Make Future, la manifestazione-community di riferimento del mondo digitale italiano creata da Cosmano Lombardo, evidenzia che la Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati ha ritenuto ammissibili gli emendamenti al Ddl Concorrenza che richiedono obblighi, tutele e diritti per la categoria dei Content Creator suggeriti proprio dal WMF.

Stiamo parlando di tre proposte di emendamento identiche, presentate da Valentina Barzotti (M5S), Vincenza Bruno Bossio (PD) e Felice Maurizio D’Ettore (gruppo Misto).
Tutte chiedono un emendamento all’articolo 28 della legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021.

Al comma 1, dopo la lettera l), si chiede di aggiungere la seguente: l-bis) individuazione dei requisiti minimi e delle competenze professionali che devono possedere i creatori di contenuti digitali, c.d. creators; identificazione degli obblighi minimi di controllo da parte delle piattaforme digitali da cui tali lavoratori dipendono; riconoscimento delle tutele e garanzie minime che tali lavoratori devono avere rispetto agli operatori del medesimo settore di altri Stati europei; identificazione di adeguate tutele fiscali e di codice ATECO di riferimento; individuazione delle forme contrattuali coerenti e congruenti con le rispettive competenze.

L’emendamento è rientrato tra quelli che saranno valutati e votati, nel corso dell’esame del Ddl Concorrenza e, se approvato, il WMF. lo interpreta come un punto di partenza per il lungo iter legislativo che permetterà ai Content creator di avere un riconoscimento giuridico della professione, .

Con l’approvazione dell’emendamento, fa notare il WMF, Il Governo sarà vincolato a individuare i requisiti minimi e le competenze professionali che devono possedere i creatori di contenuti digitali; identificare gli obblighi minimi di controllo da parte delle piattaforme digitali da cui tali lavoratori dipendono; riconoscere tutele e garanzie minime che i content creator italiani devono avere rispetto agli operatori del medesimo settore di altri Stati europei; identificare l’adeguato status fiscale e il codice ATECO di riferimento; individuare le forme contrattuali coerenti e congruenti con le rispettive competenze.

Si ricorda che Valentina Barzotti al WMF2021 aveva parlato dell’emergere della nuova categoria professionale e della necessità di regolamentazione. Da allora per la prima volta il tema dei Content creator faceva ingresso nelle sedi parlamentari dove, in audizione, Cosmano Lombardo ha portato le richieste della categoria.

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