Mercati ancora travolti da una Cina in bilico con le sue sfide interne e con Usa determinati a fermare l’inflazione a colpi di rialzi tassi. Dollaro in ripresa e selloff tech asiatico hanno dominato.
La giornata dei mercati finanziari è iniziata con due importanti segnali: le azioni asiatiche sono per lo più sotto pressione a causa dell’intensificarsi del selloff tecnologico delle azioni cinesi e il dollaro è salito al livello in cui ha iniziato la settimana.
Una Federal Reserve stimata ancora aggressiva dopo il buon risultato delle vendite al dettaglio Usa e le costanti preoccupazioni sulla crescita cinese, che sta facendo indebolire anche il prezzo del petrolio, sono ancora i principali driver dei mercati.
Mentre l’Europa lotta per evitare il peggio, con la Bce che ha allarmato l’Eurozona su recessione, instabilità finanziaria e rischi insolvenze sempre più alti, gli Stati Uniti sono visti proseguire ancora spediti con i rialzi dei tassi e la Cina è impegnata in sfide interne cruciali.
Il dollaro, in questo quadro, riprende forza come asset rifugio in tempi assai incerti e volatili e come risposta a una banca centrale aggressiva.
La Cina stressata dal tech e non solo: crollo azioni
Alle ore 8.25 circa, gli indici asiatici si accingono a chiudere una seduta all’insegna di perdite importanti. Nello specifico, i titoli tecnologici cinesi hanno registrato pesanti tonfi dopo che Tencent ha annunciato di tagliare la sua quota di oltre $20 miliardi in Meituan.
Non solo, il settore tecnologico e, nello specifico dei chip, ha subito un duro colpo anche con la notizia che l’azienda Usa Micron Technology ha scorte in eccesso e una domanda fiacca.
Anche l’avvertimento della banca centrale cinese sull’aumento dell’inflazione ha danneggiato il sentiment. Separatamente, le autorità di regolamentazione cinesi hanno chiesto alle banche di riferire sulla liquidità. Lo yuan offshore è sceso al livello più basso rispetto al dollaro dal 10 novembre.
La debolezza e le problematiche cinesi stanno condizionando anche il mercato petrolifero. Il greggio ha continuato a diminuire in Asia dopo essersi abbassato di oltre un dollaro durante la notte, a seguito della ripresa delle spedizioni di petrolio russo attraverso l’oleodotto Druzhba verso l’Ungheria e poiché l’aumento dei casi di Covid in Cina ha pesato sul sentiment.
Dollaro in ripresa: il messaggio è di una Fed ancora falco
L’altro segnale di giornata è arrivato dagli Usa: il dollaro è rimbalzato dopo che le vendite al dettaglio statunitensi più forti del previsto hanno suggerito che la Federal Reserve difficilmente allenterà la sua battaglia con l’inflazione.
Ciò ha alimentato le preoccupazioni per le prospettive economiche, con la curva dei rendimenti dei Treasury statunitensi che rimane profondamente invertita, suggerendo che gli investitori sono preparati alla recessione.
Al momento in cui si scrive, il Treasuery decennale rende il 3,7% e mostra un rialzo, mentre l’indice del dollaro Usa - che misura la valuta rispetto alle sei principali controparti - ha aggiunto lo 0,13% a 106,41, stabilizzandosi dopo un calo fino a 105,30 martedì dopo la pubblicazione dei dati sull’inflazione dei prezzi alla produzione.
Gli investitori stanno rivalutando le prospettive della politica monetaria degli Stati Uniti dopo che i dati sulla spesa dei consumatori hanno confermato una economia solida.
Anche la retorica dei funzionari della Fed di mercoledì è rimasta aggressiva. Il governatore della Fed Christopher Waller ha detto che c’è ancora spazio per il rialzo dei tassi, mentre il presidente della Fed di San Francisco Mary Daly ha dichiarato alla CNBC che la sospensione degli aumenti dei tassi non era ancora parte della discussione.
I mercati danno il 93% di probabilità che la Fed rallenti a un aumento del tasso di mezzo punto il 14 dicembre, con solo il 7% di probabilità di un altro aumento di 75 punti base. Tuttavia, gli operatori vedono ancora il tasso terminale vicino al 5% entro la prossima estate, in aumento rispetto all’attuale tasso ufficiale del 3,75-4%.
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