In un’intervista a Lex Fridman, Zuckerberg ha confessato come Facebook si sia impegnato ad applicare una censura costante verso determinati contenuti «scomodi» ma veri, durante il periodo pandemico.
«Sul Covid-19 penso che l’establishment scientifico si sia confuso su un mucchio di fatti e abbia chiesto di censurare un sacco di cose che, in retrospettiva, sono finite per essere discutibili o vere».
L’ammissione, seppure tardiva, è arrivata. A distanza di tre anni, Mark Zuckerberg sembra finalmente voler confessare il vero ruolo avuto dai suoi social: Facebook si è sbagliato, la censura operata durante gli anni dell’emergenza sanitaria è stata tutt’altro che corretta.
Questa dichiarazione inaspettata è avvenuta ai microfoni di Lex Fridman, ricercatore russo-americano, fra i massimi esperti di Intelligenza artificiale. Senza troppi giri di parole, Zuckerberg ha confermato come Facebook si sia impegnato ad applicare una censura costante verso determinati contenuti durante il periodo della pandemia, quando esprimere opinioni contrarie al pensiero scientifico dominante era quindi, di fatto, vietato. [...]
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