Il settore automotive accantona l’anno 2022 con una perdita in volumi del -9,7% e una transizione verso la mobilità elettrica che nemmeno le misure di sostegno del Governo sono riuscite a rilanciare.
Con la chiusura dell’anno e la diffusione da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti delle immatricolazioni di autovetture nuove nel 2022, è tempo di valutazioni per gli addetti ai lavori del settore automotive.
Il mese di dicembre 2022 - con 104.915 unità vendute (+21%) - permette di accantonare l’anno ormai trascorso con 1.316.702 immatricolazioni di autovetture nuove, segnando una perdita del -9,7% (-141.000 unità) sul 2021.
Gli ultimi cinque mesi dell’anno hanno virato tutti in positivo ma non sono stati sufficienti a colmare il pesante gap delle vendite registrato nel primo semestre offrendo un confronto ancora impietoso rispetto al totale immatricolato nel 2019 (-31,2%). I volumi di automobili immatricolate sono stati infatti i più bassi degli ultimi 40 anni, addirittura peggiori di quelli relativi al 2020 (-4,5%) in cui in piena pandemia le reti di vendita subirono la chiusura forzata dell’attività per oltre due mesi.
Per quanto riguarda i canali di vendita, la domanda espressa dai privati ha subito una flessione del -15,7%, con una rappresentazione del totale scesa al 58,9%, mentre il canale aziende ha perso il -13,9%, con una quota al 13,5%.
Segno positivo invece per il noleggio (trainato dalle performance del lungo termine) che ha concluso l’anno registrando una crescita del +9,5% e una quota del 27,6%.
Di certo il 2022 non è stato per l’Italia un anno favorevole per la transizione alle automobili elettriche. Rispetto al consuntivo 2021 la quota di mercato è arretrata dal 4,6% al 3,7% segnando il peggior andamento tra i mercati europei nonostante l’introduzione di appositi incentivi statali. Nell’arco dei dodici mesi l’andamento delle immatricolazioni in base al tipo di alimentazione mostra due uniche eccezioni positive rappresentate dalle auto ad alimentazione ibrida non plug-in (+6,7% dei volumi e 33,4% di quota mercato) e da quelle Gpl (+10,4% e quota pari al 9%).
La politica dei contributi per l’acquisto di veicoli a basse emissioni non si è rilevata efficace. Alla fine dell’anno i fondi inutilizzati ammontano a oltre 274 milioni di euro, ovvero il 45% del totale stanziato dal Ministero dell’Economia. Si tratta oltretutto degli incentivi previsti per le categorie meno inquinanti, ovvero le auto con emissioni di anidride carbonica comprese tra 0 e 20 g/km e quelle comprese nella fascia di emissioni 21-60 g/km, in cui rientrano le vetture elettriche e ad alimentazione ibrida plug-in.
Se da un lato gli addetti ai lavori chiedono una revisione degli aspetti normativi per agevolare la completa fruizione degli incentivi (stranamente più limitati per le elettriche rispetto alle ibride plug in), dall’altro l’aumento dei listini ha innalzato la soglia di accesso per l’acquisto di un’auto nuova e con operatori che devono marginare a discapito dei volumi la legge del libero mercato farà il proprio corso.
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