Nel seminario organizzato a Bruxelles dalla Commissione europea per la stampa internazionale, sono stati illustrati i grandi impegni che attendono il mercato comunitario.
A 30 anni dalla sua istituzione, avvenuta il 1° gennaio 1993, il mercato unico europeo traccia un bilancio del suo stato di salute, verificando l’attualità dei propri principi fondativi e definendo le nuove sfide per il futuro. Il tema è stato al centro di un interessante seminario dal titolo “A competitive EU industry powered by a strong EU single market”, organizzato il 6 e 7 giugno a Bruxelles dalla Commissione europea e rivolto ad un panel selezionato di media internazionali, tra i quali anche Money.it.
Mercato unico, i numeri
A descrivere il peso economico raggiunto dal mercato unico europeo è stata Giulia Del Brenna, referente per il Mercato interno, industria, imprenditoria e PMI alla Commissione europea. Nel suo intervento, Del Brenna ha sciorinato numeri importanti che fotografano bene l’entità del #Singlemarket30. Una realtà che oggi coinvolge 446 milioni di cittadini, 23 milioni di imprese e che rappresenta il 15% dell’economia mondiale, oltre al 31% del commercio mondiale (18% commercio intra-UE, 13% commercio con paesi terzi). Un modello economico dinamico, moderno, capace di rispondere efficacemente anche alle gravi emergenze che affliggono la Comunità, come è accaduto in occasione della pandemia da Covid-19 per il quale il mercato unico è stata in grado di organizzare una produzione europea mensile di vaccini, da 20 a 300 milioni di dosi in sei mesi, arrivando a oltre 3 miliardi di dosi prodotte in UE in un anno.
Single market, le prossime sfide
Risultati imponenti, che possono essere considerati come un punto transitorio lungo il cammino intrapreso dai Paesi europei, chiamati ad affrontare nuove e complesse sfide. Tra le principali spiccano l’abbattimento delle barriere che ancora ostacolano lo sviluppo del mercato unico, con focus su servizi, mercati dei capitali, energia. Da non sottovalutare lo sforzo per valorizzare quei servizi a più alto potenziale per le imprese, la vendita al dettaglio, l’edilizia e il turismo.
A questi obiettivi sarà chiamata a lavorare la “The Single Market Enforcement Taskforce”, la task force per l’applicazione del mercato unico che dovrà verificare anche il rispetto dei parametri di riferimento disposti dalla Commissione. Ma la vera grande impresa dei prossimi anni per il Single market riguarda la doppia transizione legata al tema green e a quello digitale. E in questa partita si rivelerà strategico il ruolo assunto dalla Legge europea sulle materie prime critiche, insieme al Net Zero Industry Act oltre alla normativa europea sui semiconduttori (il cosiddetto Chips Act).
Condivisione dei dati
In questa ottica, il futuro del mercato europeo dipenderà sempre di più dalle strategie e dalle azioni rivolte a favore la condivisione dei dati, in una prospettiva di sviluppo che riguarderà in modo crescente la digitalizzazione e la riduzione della burocrazia. In questi anni sono stati compiuti innumerevoli passi avanti. Si pensi soltanto all’istituzione del SOLVIT, il servizio gratuito fornito dall’amministrazione nazionale di ogni paese dell’UE, pensato per fornire aiuto in materia di prestazioni familiari, pensioni, soggiorno, visti d’ingresso per parenti di cittadini dell’UE. La condivisione dei dati rappresenta un punto in costante e continuo aggiornamento, che potrà migliorare la gestione congiunta del mercato unico.
La questione materie prime
Molto interessante la relazione di Madalina Ivanica, che a Bruxelles guida la Direzione generale del Mercato interno, dell’industria, dell’imprenditoria e delle PMI (GROW).
Lo scenario internazionale vede dominare la Cina nella corsa alle materie prime più preziose per i mercati tradizionali ed emergenti. In questo, l’Europa conta di recuperare almeno in parte il terreno perduto, attraverso la legge europea sulle materie prime critiche, rivolta a garantire un approvvigionamento sicuro e sostenibile di materie essenziali per le imprese dell’Unione.
Rafforzare tutte le fasi della catena che lega le Critical Raw Materials (CRM), significa per l’Europa mettere al sicuro le imprese del Vecchio Continente dalla dipendenza dalle forniture asiatiche, come avvenuto per la crisi dei chip registrata nelle fasi successive alla pandemia. Ivanica ha tracciato le strategie che l’Europa intende mettere in atto per migliorare la circolarità delle CRM e la loro sostenibilità. Per fare ciò sarà fondamentale lavorare sulla capacità di monitoraggio dell’UE e mitigare il più possibile i rischi di interruzione delle forniture, diversificando le importazioni per ridurre le dipendenze strategiche. Nella pratica, per raggiungere una maggiore sicurezza nell’approvvigionamento delle Strategic Raw Material (SRM) servirà lavorare sulla capacità di estrazione dell’UE che punta a coprire almeno il 10% del consumo delle SRM in Europa.
Patrimonio condiviso
Da qualsiasi punto lo si osservi, il mercato unico rappresenta uno dei maggiori successi dell’UE. Da esso dipende la libera circolazione di persone, servizi, beni e capitali in una misura che oggi supera le aspettative più visionarie assunte tre decenni fa. Al di là delle norme che lo regolano, il mercato unico costituisce a tutti gli effetti uno spazio di libertà, di progresso, di crescita condivisa, che rafforza indiscutibilmente ciascuna economia nazionale che ne è coinvolta. Seppure il sistema non sia esente da critiche, oggi il mercato è chiamato ad adattarsi alle nuove sfide internazionali.
Ciò che ha evidenziato il seminario di Bruxelles è che per raggiungere gli ambiziosi obiettivi fissati in agenda è necessario uno sforzo collettivo che prescinde dal valore - forse a volte sottovalutato - che questa conquista rappresenta per ciascun cittadino. Preservare il mercato unico significa garantire condizioni di parità tra gli stati membri, tutelando la competitività e la produttività a lungo termine dell’intera comunità europea. Espressione preziosa dei valori fondanti dell’Unione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA