L’S&P 500 riduce il P/E da 23x a 20x, riportando molte valutazioni a livelli più sostenibili. Sono valori equi? La risposta arriverà dai prossimi EPS.
I dati intraday e in tempo reale del Grafico S&P 500 sono tratti dalle quotazioni di prodotti OTC.
Si potrebbero fare tantissime ipotesi sul motivo per cui l’S&P 500 è crollato. Se si chiedesse a dieci analisti diversi il motivo, probabilmente riceveremmo dieci risposte differenti. È naturale: alla fine, quante pessime notizie sono emerse durante questi ribassi?
Moltissime. Trump, dazi, recessioni, guerra mondiale. Sarebbe stato strano se non fosse stato così, perché le brutte notizie si diffondono rapidamente quando il mercato cade, così come il sentiment di chi le legge.
Su una cosa, però, non si può discutere: i numeri. In borsa, i numeri si trasformano in valutazioni, ed una fra le più utilizzate è il rapporto prezzo/utili (P/E). Prima del crollo, l’S&P 500 scambiava a rapporti P/E superiori al 90% dei suoi valori storici (quel 10% era la bolla dot-com e altre situazioni estreme). Insomma, faceva paura. Possiamo dire che c’è stato un forte sell-off semplicemente perché l’S&P 500 (anche forward) aveva multipli troppo alti? Potrebbe. Se così fosse, come sono cambiate queste valutazioni nel corso di questo ribasso? E più che altro, l’S&P 500 è tornato finalmente a valutazioni eque? Ecco una risposta concreta. [...]
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