Gli Stati Uniti guadagnano reddito dal loro passivo verso l’estero. Una contraddizione che alimenta le tensioni internazionali, diplomatiche e anche militari.
Un passivo di oltre 18 mila miliardi di dollari: a tanto ammonta la posizione netta internazionale degli Stati Uniti, vale a dire l’ammontare netto del debito americano verso l’estero. È un accumulo di passività senza precedenti, che ha ormai raggiunto quasi l’ottanta percento del Pil americano. Per dare un’idea dell’ammontare, potremmo dire che ci vorrebbe il Pil di nove Italie per ripagare tutto il debito estero statunitense.
Non è andata sempre così. Alla fine degli anni ‘80 gli Stati Uniti si trovavano in una posizione di sostanziale pareggio con l’estero. Solo dopo il crollo dell’Unione sovietica, con l’inizio della cosiddetta globalizzazione deregolata, la posizione netta americana ha iniziato a volgere verso il debito. Dalla crisi mondiale cominciata nel 2007 gli Stati Uniti sono quindi precipitati in profondo rosso, fino a raggiungere il record di passività dei giorni nostri.
Se dunque gli americani sono indebitati verso l’estero, chi sono i principali creditori internazionali? Ebbene, al vertice delle posizioni attive, ben al di sopra dei soliti Giappone, Germania e Arabia Saudita, troviamo oggi la Cina, con oltre 4 mila miliardi di credito verso l’estero. Completa la lista dei grandi creditori, guarda un po’, anche la Russia, con circa 500 miliardi di crediti.
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