Il rischio principale non è un crollo improvviso del sistema finanziario statunitense, ma una lenta e graduale erosione della sua centralità nei mercati globali.
L’economia globale scricchiola sotto il peso delle guerre commerciali, delle tensioni geopolitiche e delle incertezze finanziarie, ma c’è un fenomeno meno evidente che preoccupa profondamente gli investitori: l’erosione della fiducia nelle istituzioni e negli asset statunitensi.
Questo fenomeno minaccia il cosiddetto «privilegio esorbitante», un termine coniato negli anni ’60 dal ministro delle finanze francese Valéry Giscard d’Estaing per descrivere i benefici che gli Stati Uniti traggono dall’enorme domanda globale per il dollaro e per i loro asset finanziari.
Per decenni, la stabilità istituzionale degli Stati Uniti, la trasparenza dei mercati e la profondità del sistema finanziario hanno garantito al paese una posizione unica: un accesso al capitale globale senza pari e costi di finanziamento più bassi rispetto ad altre nazioni. Attualmente, il dollaro rappresenta circa il 58% delle riserve valutarie mondiali, una quota dominante ma in lento declino rispetto al 70% degli anni 2000. Tuttavia, segnali recenti suggeriscono che questo status privilegiato potrebbe essere messo in discussione. [...]
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