Non si sblocca la vicenda delle quote migranti che spetterebbero a ciascun paese dell’Unione: ecco i numeri e quanto pesano sulle nostre casse.
Doveva essere uno dei punti cardine da far passare al Consiglio Europeo di fine giugno invece, ancora una volta, sulla questione delle quote migranti non rispettate dai paesi dell’Unione Europea si è registrato un sostanziale nulla di fatto.
Complici anche le elezioni europee che si stanno avvicinando, alla fine è stata riposta nel proverbiale cassetto una riforma votata dal Parlamento Europeo che avrebbe obbligato, pena elevate multe, gli Stati membri a rispettare gli impegni presi nel 2015.
Colpa anche del nostro governo che ha preferito battere altre strade invece di portare avanti una risoluzione che a Bruxelles aveva già trovato una maggioranza che l’aveva approvata.
In questo intricato marasma politico internazionale, vediamo allora nel dettaglio i numeri non rispettati delle quote relative ai migranti e quanto costa questo mancato ricollocamento all’Italia.
Le quote migranti non rispettate dall’Europa
Al momento nel Vecchio Continente vige il regolamento di Dublino (2003, votato dal governo Berlusconi) che prevede come debbano essere i paesi di primo approdo a farsi carico delle richieste di asilo dei migranti.
Una situazione questa che penalizza di molto i paesi che affacciano sul Mediterraneo, specie dopo la chiusura della rotta balcanica a suon di miliardi dati alla Turchia, che in pratica si trovano a doversi fare carico della quasi totalità degli arrivi.
Per cercare di dare una mano all’Italia e alla Grecia nella gestione delle migliaia di migranti sbarcati, il Parlamento Europeo ha deciso così nel 2015 di disporre una ripartizione per quote in base alla popolazione e al Pil.
Ecco la tabella su quanti migranti ogni paese doveva accogliere e quanti invece, a marzo 2018, ne sono stati ricollocati.
Nazione | Quota migranti assegnata | Migranti accolti |
---|---|---|
Ungheria | 1294 | 0 |
Polonia | 6.182 | 0 |
Repubblica Ceca | 2.691 | 12 |
Slovacchia | 902 | 16 |
Austria | 1953 | 39 |
Bulgaria | 1.302 | 60 |
Croazia | 968 | 82 |
Spagna | 9.223 | 1.358 |
Romania | 4.180 | 728 |
Francia | 19.714 | 4.944 |
Belgio | 3.812 | 1.169 |
Germania | 27.536 | 10.282 |
Slovenia | 567 | 253 |
Estonia | 329 | 147 |
Cipro | 320 | 143 |
Olanda | 5.947 | 2.724 |
Portogallo | 2.951 | 1.532 |
Lituania | 671 | 384 |
Lettonia | 481 | 328 |
Svezia | 3.766 | 3.047 |
Finlandia | 2.078 | 1.981 |
Lussemburgo | 557 | 549 |
Malta | 131 | 168 |
Irlanda | 600 | 888 |
In totale quindi sui 98.255 migranti che dall’Italia e dalla Grecia dovevano essere ricollocati, soltanto 30.834 sono stati accolti negli altri paesi dell’Unione Europea. La ripartizione stabilita da Bruxelles per il 70% dei casi non è stata quindi rispettata.
Escludendo la Grecia e focalizzandoci prettamente sull’Italia, dal nostro paese sarebbero dovuti essere ricollocati in totale 34.953 migranti. Il Ministero dell’Interno invece ha fornito questi numeri aggiornati al 2 luglio 2018.
Nazione | Numero di migranti accolti dall’Italia |
---|---|
Germania | 5.438 |
Svezia | 1.408 |
Olanda | 1.020 |
Svizzera | 921 |
Norvegia | 816 |
Finlandia | 779 |
Francia | 641 |
Belgio | 471 |
Portogallo | 361 |
Lussemburgo | 249 |
Spagna | 235 |
Slovenia | 81 |
Malta | 67 |
Cipro | 47 |
Romania | 45 |
Austria | 44 |
Lettonia | 34 |
Lituania | 29 |
Croazia | 21 |
Bulgaria | 10 |
Estonia | 6 |
Al 2 luglio dall’Italia sono stati ricollocati in totale 12.723 migranti, circa un terzo rispetto ai 34.953 stabiliti. Si può notare poi come nella tabella manchino i paesi di Visegrad (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria) che dal nostro paese non hanno accolto nessun immigrato.
Quanto ci costano i mancati ricollocamenti
Eccezion fatta per Malta e Irlanda, che hanno accolto più migranti di quanto stabilito oltre che Lussemburgo, Svezia e Finlandia che in sostanza hanno rispettato le quote, nessun altro paese dell’Unione ha tenuto fede agli impegni presi nel 2015.
Secondo quanto è stato stabilito, spetta alla Commissione Europea vigilare sul rispetto degli accordi presi ma finora non si è mossa. L’Italia quindi potrebbe inviare una segnalazione ma ad oggi non l’ha fatto visti gli scarsi strumenti giuridici in mano.
Si tratterebbe infatti di aprire una sorta di procedura di infrazione contro l’Europa, una via che i vari governi non si sono sentiti di intraprendere. La soluzione sarebbe potuta essere la legge votata dal Parlamento Europeo a fine 2017, ma che non è stata ratificata nell’ultimo Consiglio Europeo.
Il testo che è stato affossato infatti prevedeva una multa di 250.000 euro per ogni migrante che non fosse stato accolto rispetto a quanto dovuto. La Germania per esempio avrebbe dovuto pagare nel caso una sanzione di 4,3 miliardi e la Francia di 3,7 miliardi.
Il nostro governo presieduto da Giuseppe Conte ha preferito invece non appoggiare questa legge, visto anche che a Bruxelles il Movimento 5 Stelle aveva votato contro mentre la Lega si era astenuta. Misteri della politica.
Nulla è cambiato quindi in materia di ricollocamenti dei migranti, con il mancato rispetto degli accordi che secondo la relazione della Corte dei Conti è costata all’Italia nel 2017 la bellezza di 765,5 milioni.
Tanti soldi che stridono in confronto alla miseria dei 46,8 milioni che l’Europa invece ha versato lo scorso anno al nostro paese per sostenere l’accoglienza.
Un paradosso che costringe l’Italia a non poter sfruttare gli oltre 700 milioni, ovvero la differenza tra quanto speso a causa dell’Unione e quanto ricevuto da Bruxelles, in altri modi sempre sul tema immigrazione.
Stando al Def, l’Italia nel 2018 spenderà circa 5 miliardi per l’accoglienza. Di questi circa 600 milioni saranno destinati alla sanità e all’istruzione dei migranti, una cifra quindi che potrebbe essere più che raddoppiata se i paesi dell’Unione rispettassero gli accordi.
I 700 milioni potrebbero essere utilizzati per quasi raddoppiare la spesa del nostro governo per i soccorsi in mare (950 milioni), ma anche per iniziare le operazioni di rimpatrio dei clandestini che stanno tanto a cuore al ministro Salvini ma che hanno un costo non indifferente: visto che la spesa sarebbe di 3.000 euro per ogni irregolare, potrebbero essere espulsi in oltre 230.000.
Come emerge dai dati del Viminale gli sbarchi in Italia sono in diminuzione da mesi, con il flusso attuale che sarebbe più che sostenibile dal nostro paese. Il problema sono i circa 160.000 migranti presenti ora e che non vengono né ricollocati né espulsi.
Allo stato delle cose quindi basterebbe che l’Europa rispettasse le quote per il ricollocamento: l’Italia avrebbe a carico un numero di migranti gestibile, con i soldi risparmiati che potrebbero essere utilizzati per migliorare l’accoglienza oppure incentivare le espulsioni degli irregolari.
A quel punto starebbe al governo decidere su come utilizzare al meglio quel tesoretto che si verrebbe a creare.
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