Rispetto al 2019 gli italiani si percepiscono meno poveri, ma al confronto con il pre-pandemia sono aumentate povertà assoluta e inflazione.
Le famiglie italiane si sentono meno povere, ma una su cinque rischia di diventarlo. E intanto la povertà individuale in Italia è ai massimi dal 2019. Da una parte ci sono le percezioni, che sulla spinta della ripresa economica dicono che finalmente, dopo la crisi della pandemia, gli italiani stanno cominciando a sentirsi economicamente meno fragili. Ma dall’altra ci sono gli indicatori dell’ultimo rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes) dell’Istat, da cui emerge che le difficoltà ad arrivare a fine mese sono ancora molto diffuse, specialmente nelle regioni del Sud.
Pagare un affitto o un mutuo, acquistare generi di prima necessità e fronteggiare spese improvvise sono impegni che generano comprensibili preoccupazioni, soprattutto in caso di redditi bassi, precarietà e disagio abitativo. Oggi le cose vanno meglio o peggio? Riavvolgiamo il nastro al 2019. In quell’anno, alla vigilia degli enormi stravolgimenti economici, sanitari e sociali che sarebbero arrivati poco dopo, l’8,2% delle famiglie italiane dichiarava di arrivare a fine mese con “grande difficoltà”.
Secondo l’ultimo aggiornamento (del 2022) il dato è sceso al 6,9%, in netto calo, anche se riguarda ancora circa 1,7 milioni di nuclei familiari. È mediamente più basso nelle regioni del Nord (2,9% delle famiglie), leggermente superiore al Centro (3,3%) e più alto al Sud (16,3%). Le regioni agli estremi sono in positivo l’Emilia-Romagna, dove appena l’1,4% delle famiglie ha dichiarato di essere in grave difficoltà a far quadrare i conti a fine mese e in negativo la Campania, dove sono il 24,3%. [...]
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