Il commissariamento dell’Inps potrebbe essere il primo passo verso una riforma del sistema pensionistico: già nel 2024 il governo potrebbe abbandonare la quota 103 per avvicinarsi alla quota 41.
Il commissariamento di Inps e Inail ha uno scopo ben preciso per il governo: cambiare il sistema pensionistico e assistenziale in Italia. D’altronde l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni non ne ha mai fatto mistero: vuole superare la legge Fornero e inserire un anticipo pensionistico che permetta a quanti più italiani possibili di lasciare prima il lavoro.
Il primo obiettivo è quello di superare quota 103, ovvero la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi versati e almeno 62 anni d’età. Questo anticipo previdenziale è previsto per il 2023, secondo quanto stabilito dalla prima legge di Bilancio targata Meloni. L’orizzonte di legislatura è senza dubbio il raggiungimento della quota 41, cioè l’uscita con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica.
Il primo passo verso questo traguardo, secondo quanto spiega il Messaggero, è proprio il commissariamento dell’Inps: cambiare i vertici dell’istituto di previdenza, secondo il governo, potrebbe spianare la strada verso la riforma delle pensioni. Il presidente uscente dell’Inps, Pasquale Tridico, non ha nascosto infatti i suoi dubbi sul superamento della Fornero, ritenuto poco sostenibile.
Pensioni, il commissariamento dell’Inps
Il Consiglio dei ministri ha varato un provvedimento che commissaria Inps e Inail e cambia anche la durata degli incarichi, che diventa di 4 anni. Viene inoltre abolita la carica del vicepresidente e sono stati modificati i poteri del presidente, che potrà proporre direttamente il direttore generale dell’istituto.
Questi cambi servono innanzitutto per rafforzare il ruolo dei vertici dei due istituti, permettendo loro di “varare piani pluriennali all’altezza”. L’altro motivo è legato alle tempistiche: il timore, infatti, riguardava Tridico, che secondo alcuni era pronto a ricorrere contro la scadenza del 22 maggio per prolungare il suo mandato essendo diventato presidente a tutti gli effetti solamente nel 2020.
La riforma delle pensioni: dalla quota 103 alla quota 41
Per il momento dovrebbero quindi arrivare due commissioni: i nomi in pole position sono Gabriele Fava e Mauro Nori, ma anche Alberto Brambilla e Concetta Ferrari. Tutti nomi vicini ai partiti di maggioranza. Per l’Inps l’obiettivo è chiaro: arrivare entro la fine della legislatura alla quota 41.
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Obiettivo non semplice da raggiungere nell’immediato, considerando le poche risorse a disposizione, soprattutto per la prossima legge di Bilancio. La manovra, infatti, richiederà uno sforzo economico non di poco conto per rinnovare il taglio del cuneo fiscale e per la riduzione delle aliquote Irpef: difficile pensare, a oggi, di trovare le risorse anche per una riforma delle pensioni che superi la legge Fornero.
Nel 2024 la quota 103 verrà abbassata?
Qualcosa, però, bisognerà fare sin da subito. Se, finora, l’ipotesi più probabile sembrava il rinnovo della quota 103 per un altro anno, il commissariamento dell’Inps sembra invece poter avvicinare un’altra forma di anticipo previdenziale. Difficile pensare che sia la quota 41 sin dal 2024, ma potrebbe essere pensata qualche altra formula che aiuti maggiormente i lavoratori ad andare in pensione in anticipo.
A questo si affianca un altro obiettivo: la separazione della previdenza dall’assistenza. L’intenzione è di distribuire nel miglior modo le risorse: nel 2022 il 46,5% delle nuove pensioni rientra nel capitolo assistenza. In totale le pensioni erogate sono 17,7 milioni, per un costo di 231 miliardi di euro.
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