In quali casi i rider sono dipendenti? Cosa cambia con la nuova direttiva Ue

Giorgia Bonamoneta

13/06/2023

Cambiano le direttive per i rider. Le aziende, piattaforme digitali di distribuzione del lavoro, saranno costrette a dimostrare che i rider non sono dipendenti.

In quali casi i rider sono dipendenti? Cosa cambia con la nuova direttiva Ue

Aumentano le tutele per i rider. La stretta arriva dall’Europa, che fa un ulteriore passo in avanti verso il riconoscimento dei diritti dei rider come lavoratori. È arrivato in queste ore l’accordo dei ministri del Lavoro, in riunione, sulle nuove direttive del settore dei rider e delle gig economy. Per le trattative erano presenti i 27 Paesi membri che si sono detti favorevoli all’aumento di restrizioni per le piattaforme digitali.

Il raggiungimento dell’accordo per i rider e altri lavoratori delle piattaforme digitali è stato definito un segnale politico importante per contrastare il lavoro precario e il lavoro povero. Si va verso un’approvazione definitiva entro il termine della legislatura europea, ma il dibattito potrebbe essere più complesso e le decisioni riviste al ribasso. Non è infatti scontato che un rider venga considerato lavoratore dipendente. Sulla carta la nuova direttiva Ue permette di cambiare il concetto di lavoro per i rider. Cosa cambia però nel concreto?

Nuova direttiva per i dipendenti rider: l’Ue serra i pugni contro i finti autonomi

I rider delle aziende di consegna cibo saranno dipendenti della piattaforma per la quale lavorano. La decisione è arrivata dall’Europa dopo la riunione dei ministri del Lavoro dei Paesi 27 membri. Tra i punti toccati è stato chiarito soprattutto l’aspetto dell’inquadramento. Infatti i rider, così come altri lavoratori della gig economy, non saranno più autonomi ma dipendenti. In altre parole chi lavora per le piattaforme di consegna dei cibi, da Glovo a Deliveroo, saranno considerati “dipendenti”.

Attualmente, come evidenzia il Consiglio Ue in una nota, la maggior parte dei 28 milioni di lavoratori su piattaforma dell’Ue, inclusi tassisti, lavoratori domestici e rider di consegne di cibo, sono formalmente lavoratori autonomi, tuttavia, alcuni di loro devono rispettare molte delle stesse regole e restrizioni di un lavoratore subordinato. Una circostanza che “indica come loro hanno effettivamente un rapporto di lavoro e dovrebbero quindi godere dei diritti del lavoro e della protezione sociale concessi ai lavoratori ai sensi del diritto nazionale e dell’Ue”, continua la nota.

I nuovi criteri Ue per stabilire i lavoratori autonomi e quelli dipendenti

Sono stati stabiliti dei requisiti per le aziende e dei criteri per i lavoratori per classificare i rider come “autonomi” o come “dipendenti”. Se il rapporto dei lavoratori con l’azienda soddisfa almeno 3 dei 7 criteri stabiliti dalla nuova direttiva Ue allora il rider non può essere considerato più un lavoratore autonomo.

I criteri inclusi della direttiva includono:

  • la presenza di limiti massimi sulla quantità di denaro che i lavoratori possono ricevere;
  • restrizioni sulla loro capacità di rifiutare il lavoro;
  • regole che ne disciplinano l’aspetto o il comportamento.

L’approvazione delle nuove direttive richiede alle piattaforme digitali di dimostrare che il rider non è un dipendente, invertendo la responsabilità dal basso verso l’alto. Si invitano così le piattaforme digitali a seguire l’esempio di JustEat. In Italia JustEat è infatti l’unica azienda che ha deciso di assumere i rider, mentre le altre piattaforme di delivery applicano un contratto siglato con il solo sindacato Ugl. L’approvazione della direttiva europea sostiene la rivendicazioni dei lavoratori rider, iniziata ai tavoli di confronto tra piattaforme e sindacati, per diventare a tutti gli effetti dei lavoratori dipendenti.

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