Azioni Stellantis tra le peggiori del Ftse Mib di Piazza Affari. Occhio anche ai numeri contenuti nel rapporto FIM-CISL.
Azioni Stellantis tra le peggiori del Ftse Mib di Piazza Affari dopo la pubblicazione dei dati relativi alle immatricolazioni in Italia e anche a seguito della diffusione del rapporto FIM-CISL, che ha confermato che “il 2024 sarà ricordato come l’anno nero” per l’azienda.
Il titolo Stellantis ha chiuso la sessione di oggi, venerdì 3 gennaio 2025, in calo del 3,52%, a quota 12,176 euro.
Immatricolazioni Italia -9,9% nel 2024, quota di mercato scesa al 29%
Dalle elaborazioni di Dataforce è emerso che, nel corso del 2024, le immatricolazioni del gruppo in Italia sono state pari a 452.615 auto, in calo del 9,9% rispetto al 2023, a fronte di una quota di mercato che si è attestata nei dodici mesi del 2024 al 29%, in calo 3% rispetto all’intero 2023.
Nel mese di dicembre le vendite di Stellantis in Italia sono state di 24.411 auto, in ribasso del 18,1% rispetto al dicembre del 2023.
Ai dati relativi alle immatricolazioni in Italia, sono seguiti oggi i numeri contenuti nel rapporto FIM-CISL, ovvero della Federazione italiana metalmeccanici aderente alla CISL (Confederazione italiana sindacati lavoratori), che ha confermato che “il 2024 sarà ricordato come l’anno nero” per l’azienda.
In evidenza i dati relativi alla produzione del gruppo, che lo scorso anno ha prodotto in Italia una quantità inferiore ai 500.000 veicoli.
Tonfo produzione auto nel 2024, al livello minimo dal 1956
Per la precisione, Stellantis - reduce dall’annuncio a sorpresa delle dimissioni del CEO Carlos Tavares, ma anche dall’incontro con il governo Meloni, con cui l’azienda ha assunto determinati impegni in Italia - ha prodotto in tutto lo scorso anno 475.090 veicoli, una quantità tra autovetture e furgoni commerciali inferiore del 36,8% rispetto al 2023. La flessione è stata la prima dopo due anni di crescita.
Ancora peggio il tonfo delle autovetture, calate del 45,7% a 283.090 unità, al livello minimo dal 1956.
La produzione di veicoli commerciali si è ridotta del 16,6% (circa 192mila unità).
La situazione è decisamente peggiorata a partire dagli inizi del 2024, con cali produttivi nelle auto dal 21% al 70%.
La FIM-CISL ha commentato i numeri, con il Segretario Generale Ferdinando Uliano che si è così espresso:
“Le previsioni negative che avevamo stimato negli ultimi due report trimestrali purtroppo hanno avuto un riscontro con la realtà consuntivata a fine anno, con un aggravio in termini di volumi e di aumento dell’uso di ammortizzatori sociali e di chiusure anticipate di fine anno, coinvolgendo quasi 20 mila lavoratori. Come affermato da Stellantis, per il tramite del responsabile Europa Ing. Jean Philipe Imparato, nell’ultimo incontro del 17 dicembre scorso, la situazione in termini di volumi non subirà significative modifiche nel corso del 2025, in quanto i nuovi lanci produttivi nel corso del corrente anno di Melfi, Cassino e Mirafiori impatteranno nel 2026, dove ipotizzano di raggiungere le produzioni di unità riscontrate nel 2023. Il gruppo conferma obiettivo di 1 milione di veicoli entro il 2030, ma lo subordina alle risposte del mercato. Stellantis ha ribadito per il 2025 2 miliardi di investimenti e con 6 miliardi di acquisti ai fornitori italiani e soprattutto con un comportamento e un’attenzione più responsabile”.
Si tratta, ha commentato l’associazione, sicuramente di “un cambio di impostazione, con un piano di investimenti aggiuntivo al precedente”.
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FIM-CISL: il campanello di allarme e l’appello alla Unione europea
La FIM-CISL ha suonato un chiaro campanello di allarme:
“Le drammatiche novità provenienti dalla Germania e dal Belgio, nei maggiori gruppi automobilistici, rischiano di produrre un terremoto per tutta l’industria dell’automotive, a partire anche dalle numerose aziende della componentistica nell’area centro-nord del Paese”.
Ancora:
“La FIM-CISL lo sostiene da tempo, che sono indispensabili interventi sulle scelte strategiche del settore da parte della UE a partire dalla definizione di un apposito Fondo d’investimento per il settore automotive e mirate politiche industriali da parte dell’UE e di tutti i governi, per fare in modo che la sostenibilità ambientale sia sostenibile sul piano sociale. Abbiamo giudicato negativamente la decisione del governo di tagliare i Fondi Auto per un totale di 4,5 mld, anche se per il 2025 si è corsi al riparo, il problema per i prossimi anni rimane. È evidente a tutti che i singoli Paesi non sono in grado di rispondere in maniera sistematica ad una crisi che investe tutte le case automobilistiche che hanno una presenza rilevante nel nostro continente”.
In sostanza, l’appello è che l’Unione Europea attui “una svolta disponendo un fondo straordinario per imprimere più forza ai cambiamenti tecnologici e investimenti, accompagnando questo cambiamento con un piano di salvaguardia occupazionale, attraverso il blocco dei licenziamenti, l’uso di ammortizzatori sociali, la formazione e un forte sostegno alla riduzione dell’orario di lavoro ”.
Infine, “devono essere rivisti i meccanismi sulla regolamentazione su Co2 già previsti dal 2025, che rischiano di indurre le case automobilistiche a ridurre la produzione anche delle auto endotermiche per non incorrere nelle forti penalizzazioni”.
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