L’indennità di contingenza fu introdotta come elemento della retribuzione con il ruolo di adeguare la paga alla variazione del costo della vita e all’aumento dei prezzi. Esiste ancora oggi?
Se sei un lavoratore alle dipendenze forse avrai già notato nella tua busta paga una particolare voce retributiva che ha il nome di “indennità di contingenza”. Ti potresti chiedere che cosa significa questo elemento della tua retribuzione, perché queste parole ti suonano nuove o comunque non ne hai mai sentito parlare prima. Ebbene, ti anticipiamo subito che si tratta di una voce retributiva con una storia che di fatto termina circa trent’anni fa, ma che almeno in parte ’sopravvive’ ancora oggi, come dimostrano alcuni contratti collettivi.
Come è noto, nel nostro Paese la funzione di determinare i minimi salariali spettanti ai lavoratori subordinati spetta ai vari Ccnl di categoria. Questi ultimi sono testi che, tra le altre cose, indicano qual è l’importo minimo da versare come paga base e quali sono le altre voci retributive, che devono essere previste e sommate a favore dei dipendenti. Tra gli elementi della retribuzione, c’è altresì l’indennità di contingenza, che è proprio l’argomento su cui vogliamo soffermarci di seguito.
Come funziona e come viene determinata? Perché è stata introdotta? Detta voce retributiva in busta paga si ricollegava al sistema di adeguamento automatico degli stipendi all’inflazione (cd. scala mobile), in vigore nel nostro Paese fino ad alcuni decenni fa. Oggi le cose sono cambiate e vedremo in che modo. I dettagli.
Che cos’è l’indennità di contingenza e qual è il suo scopo: brevi cenni storici
Le origini dell’indennità di contingenza sono da rintracciarsi nell’immediato secondo dopoguerra e gli artefici sono coloro che hanno redatto i contratti collettivi dell’epoca. La relativa disciplina originaria è stata via via modificata nel corso del tempo.
Di fatto, l’indennità di contingenza rappresenta una voce in busta paga che nacque con le finalità di integrare la retribuzione lorda rispetto alle mutate condizioni economiche e dare concretamente una mano alle famiglie con almeno un lavoratore al loro interno. Detto importo adeguava automaticamente la paga alla variazione del costo della vita e compensava la perdita di potere di acquisto delle retribuzioni, proprio a causa del progressivo aumento del costo della vita, dell’inflazione e dei prezzi dei beni di consumo.
Anche in passato il costo della vita era periodicamente calcolato da una commissione ad hoc, formata presso l’Istat - tenendo in stretta considerazione il cd. ’paniere della spesa’, vale a dire i prezzi di alcuni beni di uso diffuso da parte delle famiglie del nostro Paese. Il meccanismo di calcolo era essenzialmente il seguente: fissato in un certo periodo in cento l’indice del costo della vita, le posteriori variazioni prendevano il nome di “punti di contingenza”, mentre l’importo del punto era individuato in via convenzionale e riquantificato di volta in volta.
In estrema sintesi, quando l’Istat stabiliva un aumento del livello generale dei prezzi, la conseguenza era l’aumento dell’indennità di contingenza a beneficio dei lavoratori subordinati, che potevano fruire di una busta paga più corposa.
Il “congelamento” dell’indennità di contingenza
Nel 1975 un importante accordo interconfederale per l’industria, sottoscritto tra Confindustria da un lato e Cgil, Cisl e Uil dall’altro, indicava che gli scatti di contingenza fossero rapportati allo stipendio delle singole categorie di lavoratori e versati ogni trimestre. Invece, dal 1986 la modifica delle retribuzione con rivalutazione, causa indennità di contingenza, iniziò ad avere cadenza semestrale.
Ma è stato il 1991 l’anno di conclusione del meccanismo dell’indennità di contingenza, per come era stato conosciuto fin dalla sua introduzione come trattamento integrativo in busta paga. Infatti dal 1992, a seguito di quanto stabilito con un protocollo d’intesa sottoscritto tra le parti sociali e il Governo, fu pattuito lo stop o il “congelamento” del meccanismo di adeguamento della paga al costo della vita.
Ecco perché si può affermare che l’indennità di contingenza non è più una voce retributiva variabile in busta paga, ma oggi è versato soltanto l’importo in essere al novembre 1991. Tuttavia, se dal punto di vista formale può dirsi praticamente scomparsa, da quello sostanziale in non pochi Ccnl l’indennità di contingenza è oggi inclusa nel cosiddetto minimo contrattuale.
Contratti collettivi, elementi della retribuzione e indennità di contingenza
Parlare di indennità di contingenza ci porta inevitabilmente a parlare anche di paga base o minimo salariale, vale a dire l’importo minimo da versare al dipendente sulla scorta del suo livello di inquadramento. Ed è nelle tabelle salariali che un determinato Ccnl indica la paga base o minimo contrattuale, spettante ai lavoratori.
Alla paga base sono applicate modifiche e incrementi nel corso del tempo, come conseguenza del rinnovo del contratto collettivo nazionale. Non a caso, quando i rappresentanti dei datori di lavoro e le organizzazioni sindacali discutono del rinnovo del Ccnl, uno dei punti chiave attiene proprio all’incremento della paga base a favore dei lavoratori.
Ma è altrettanto vero che i contratti collettivi indicano anche quali sono le ulteriori voci retributive in busta paga, che devono essere riconosciute al dipendente. Tra esse abbiamo ad esempio gli scatti di anzianità, l’indennità per mansioni particolari e, appunto, l’indennità di contingenza. In molti Ccnl quest’ultima è stata di fatto inglobata nella paga base o minimo contrattuale, come unica voce retributiva.
Ricapitolando: dal 1992 la contingenza non è più aumentata, ovvero non ha più registrato alcun aumento o diminuzione, tanto che in alcuni contratti collettivi formalmente non esiste neanche più, oppure è stata espressamente sommata alla paga base - ad es. nel caso del Ccnl Commercio. Non a caso si usa parlare di ’ex contingenza’ proprio come nel Ccnl Metalmeccanici: nei minimi tabellari sono inclusi infatti gli importi dell’ex indennità di contingenza.
Il rinnovo dei Ccnl al posto dell’indennità di contingenza
La funzione di proteggere il potere di acquisto della retribuzione del lavoratore è svolta tuttora dalla contrattazione collettiva, che tutti i lavoratori subordinati ben conoscono. Ecco perché, pur con il congelamento dell’indennità di contingenza, permane la volontà di tutelare il potere di acquisto delle famiglie e di adeguare gli stipendi al mutato costo della vita: è cambiata semplicemente la “sede”, in quanto detti adeguamenti in busta paga sono effettuati dalle parti sociali proprio in fase di rinnovo della contrattazione.
In tal senso sono fondamentali gli incontri tra i sindacati delle imprese e i sindacati dei lavoratori, in cui - tra i vari argomenti di discussione - c’è anche quello della rimodulazione degli stipendi minimi.
D’altronde lo indica la Costituzione all’art. 36: le retribuzioni debbono essere periodicamente adeguate alle modifiche del costo della vita, così come emerge dalle rilevazioni Istat. Si tratta del cosiddetto principio di sufficienza della retribuzione, che serve a garantire il sostentamento al lavoratore e alla sua famiglia. Per questo motivo uno dei temi cardine in sede di rinnovo Ccnl è proprio la modifica verso l’alto dell’importo dello stipendio.
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