Industria europea: il tracollo è possibile nel 2023, i motivi

Violetta Silvestri

20/12/2022

Il 2023 sarà pieno di ostacoli per l’industria europea: ce la farà a non soccombere nella competizione globale? Gli ostacoli provengono da crisi energetica e prezzi del gas alle stelle.

Industria europea: il tracollo è possibile nel 2023, i motivi

L’industria in Europa può crollare nel 2023: le previsioni sono pessime per il settore produttivo del vecchio continente, che potrebbe non riuscire a superare le sfide enormi già lanciate in questo anno.

Al centro dell’allarme c’è la crisi energetica con i correlati aumenti vertiginosi dei prezzi del gas, risorsa chiave per molti comparti e difficilmente sostituibile nel breve-medio termine.

Inoltre, da non sottovalutare il crescente divario nella competitività con gli Usa, che rischia di tradursi in una spinta alla delocalizzazione di aziende Ue e in una nuova guerra tra le due economie a colpi di misure nazionalistiche e protezionistiche.

L’ultimo avvertimento sulle difficoltà dell’industria in Europa per il 2023 è giunto da uno studio di Business Europe’s Council (che rappresneta le principali organizzazioni nazionali di rappresentanza dell’industria europea), nel quale si fa appello alla Commissione affinché intervenga per proteggere le imprese europee dai costi energetici.

Con queste premesse, il 2023 si fa cupo per l’industria in Europa. Sarà tracollo?

Europa: l’industria ce la farà nel 2023? Tutti i dubbi

L’analisi dell’Osservatorio dei conti pubblici parte proprio dal documento del Business Europe’s Council per approfondire un tema assai delicato: l’industria in Europa è destinata a soccombere nel 2023?

Il primo punto critico è l’impennata dei prezzi del gas e il divario che si sta consolidando con gli Usa nei costi energetici per le industrie. Il vantaggio che sta acquisendo la potenza americana è importante. Come ricorda l’analisi:

“secondo gli ultimi dati del Fondo Monetario Internazionale (FMI), già nel 2021 gli Stati Uniti erano diventati la principale destinazione mondiale degli investimenti diretti esteri, con afflussi lordi di quasi 5.000 miliardi.[2] A questo risultato hanno contribuito la riforma fiscale dell’amministrazione Trump e una lunga serie di aiuti e misure protezionistiche improntate all’obiettivo del “Buy American”. Un’ulteriore forte spinta verso gli Stati Uniti dovrebbe venire nei prossimi mesi dall’Inflation Reduction Act (IRA), ovvero il maxipiano pluriennale da 738 miliardi di dollari approvato da Biden”

Spinte strategiche ai comparti industriali, soprattutto per diventare green, che si radicano in un contesto di prezzi energetici alle stelle in Europa. Per non affossare interi settori e stare al passo con la transizione energetica, l’Ue sta cercando diverse soluzioni.

Dalla facilitazione di aiuti di stato alla semplificazione degli investimenti pubblici nel settore della transizione energetica, alla maggiore spinta per il REPowerEU all’interno del Green Deal con la possibilità di fondi comunitari più alti: tante sono le proposte per sostenere la trasformazione industriale anche in Europa.

Intanto, però, i prezzi energetici sono almeno 5 o 7 volte maggiori che negli Usa e il vecchio continente potrebbe andare incontro a una carenza di gas e, quindi, costi ancora elevati nel 2023:

“....si prevede che l’offerta di gas potrebbe diminuire rispetto al 2022 per tre ragioni: i) si assottigliano le forniture dalla Russia, ii) nel 2022 l’autunno è stato eccezionalmente caldo e iii) dovrebbe riprendere la domanda della Cina, che quest’anno è stata fortemente compressa dalla politica Zero Covid.”

Inoltre, sostituire le fonti energetiche per alcune industrie può essere molto difficoltoso.I settori del ferro e dell’acciaio, nel breve termine non troveranno una fonte diversa dal gas. “Ciò può causare una delocalizzazione della produzione in quanto alcuni settori non riescono ad adattarsi abbastanza rapidamente e pertanto decidono di spostare i loro impianti in Paesi dove l’energia costa meno.”

I rischi per l’industria in Europa nel 2023

Ci sono, quindi, fondate preoccupazioni sulla capacità dell’industria europea di tenere il passo competitivo nel 2023.

Con i prezzi del gas ancora molto alti anche l’anno prossimo, quando si scalderà anche la corsa al Gnl, alcuni settori non saranno in grado di sostituire tale fonte energetica, vedendosi costretti a chiudere la produzione o emigrare, “il che non può non avere conseguenze di rilievo sull’occupazione, sui territori di insediamento e anche sui conti pubblici, per via del mancato gettito di questi settori e delle maggiori spese per ammortizzatori sociali.”

Anche velocizzare settori meno energivori in Europa non sarà cosa semplice e comunque si parte sempre in svantaggio rispetto agli Usa. Lo studio dell’Osservatorio sottolinea, in tal senso, che “l’Europa non può diventare solo servizi (finanza e turismo?) e difficilmente potrà battere gli Stati Uniti nell’ICT o nelle biotecnologie.”

L’industria europea ha molte sfide da vincere nel 2023.

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