L’inflazione della FED è ancora sopra il 2%, ma i segnali di moderazione nelle pressioni inflazionistiche alimentano le speranze di un taglio dei tassi di interesse nel prossimo futuro.
L’inflazione è un tema cruciale per l’economia statunitense e mondiale, influenzando direttamente le decisioni di politica monetaria della Federal Reserve (Fed). Attualmente, l’indice dei prezzi per la spesa per consumi personali (PCE) ha registrato un aumento dello 0,3% ad aprile, mentre il core PCE, che esclude alimentari ed energia, è aumentato dello 0,2%. La stabilità dell’inflazione potrebbe incidere sulle future decisioni della Fed riguardo ai tassi di interesse. Nonostante l’inflazione PCE annua sia lontana dall’obiettivo del 2% annuo della Fed, la stabilizzazione dei prezzi alimenta le aspettative su quando la Fed potrebbe decidere di tagliare i tassi di interesse per stimolare ulteriormente l’economia.
Vediamo nel dettaglio gli ultimi dati economici, facendo delle ipotesi sulle prossime mosse della Fed.
Analisi dei dati economici
Andamento del Reddito e delle Spese dei Consumatori
Ad aprile, il reddito personale negli Stati Uniti è aumentato di 65,3 miliardi di dollari, pari a un incremento dello 0,3% su base mensile. Il reddito personale disponibile (DPI), che rappresenta il reddito personale al netto delle imposte correnti, ha registrato un incremento di 40,2 miliardi di dollari, equivalente a un aumento dello 0,2%. Parallelamente, le spese personali, inclusi i pagamenti di interessi e i trasferimenti correnti, sono aumentate di 42,8 miliardi di dollari, con una crescita del 0,2%. In dettaglio, la spesa dei consumatori per beni e servizi ha visto un incremento di 39,1 miliardi di dollari, mantenendo anch’essa un aumento del 0,2%.
Tuttavia, nonostante questi aumenti, il DPI reale, ossia il reddito personale disponibile corretto per l’inflazione, è diminuito dello 0,1% nello stesso periodo. Anche il PCE reale, che rappresenta le spese per consumi personali corrette per l’inflazione, ha subito una leggera flessione dello 0,1%. La spesa per beni è diminuita dello 0,4%, mentre quella per servizi è cresciuta di un modesto 0,1%. Questi dati suggeriscono una certa cautela da parte dei consumatori, influenzati da preoccupazioni economiche e dall’andamento dei prezzi.
Un aspetto rilevante è il tasso di risparmio personale, che ad aprile si è attestato al 3,6% del reddito personale disponibile, per un totale di 744,5 miliardi di dollari. Questo dato indica una propensione al risparmio relativamente elevata, riflettendo l’incertezza economica che spinge i consumatori a conservare una parte maggiore del loro reddito disponibile.
Inflazione PCE e Core PCE
L’indice dei prezzi PCE è aumentato dello 0,3% ad aprile rispetto al mese precedente, mantenendo una crescita stabile rispetto ai mesi precedenti. Escludendo i settori più volatili dei generi alimentari e dell’energia, il core PCE ha registrato un aumento dello 0,2%.
Rispetto all’anno precedente, l’indice dei prezzi PCE è cresciuto del 2,7%, mentre il core PCE ha visto un incremento del 2,8%.
Questi dati indicano che, sebbene l’inflazione complessiva sia relativamente stabile, rimane comunque superiore all’obiettivo della Fed del 2% annuo. Gli aumenti dei prezzi sono stati principalmente guidati dai servizi, con una crescita del 3,9% su base annua, mentre i prezzi dei beni hanno registrato un incremento più modesto dello 0,1%. All’interno dei servizi, i maggiori contributori all’aumento dei prezzi sono stati l’edilizia abitativa, l’assistenza sanitaria e i servizi finanziari e assicurativi.
La stabilità dell’inflazione, soprattutto del core PCE, fornisce alla Fed un importante indicatore per le sue future decisioni di politica monetaria. Il fatto che il core PCE sia aumentato solo dello 0,2% ad aprile rappresenta il più piccolo incremento mensile finora nel 2024, suggerendo che le pressioni inflazionistiche potrebbero essere in fase di attenuazione.
Prospettive per la Fed e i tassi di Interesse
La Federal Reserve, nell’ambito delle sue decisioni di politica monetaria, pone un’enfasi particolare sull’indice dei prezzi PCE, considerandolo una misura completa e affidabile dell’inflazione.
L’aumento del core PCE del 2,8% su base annua rappresenta una sfida per la Fed, che mira a mantenere l’inflazione intorno al 2%. Nonostante i segnali di rallentamento dell’inflazione, la Fed deve valutare attentamente se e quando intervenire con un taglio dei tassi di interesse.
Attualmente, il mercato azionario sta monitorando da vicino le mosse della Fed. Gli investitori sono consapevoli che un’inflazione ancora elevata potrebbe ritardare l’implementazione di politiche monetarie più espansive. Un taglio dei tassi di interesse, infatti, è visto come un modo per stimolare la crescita economica, riducendo il costo del denaro e incentivando gli investimenti e i consumi. Tuttavia, la Fed deve bilanciare questa necessità con l’obiettivo di mantenere l’inflazione sotto controllo.
Secondo il tool FedWatch del CME, la Fed potrebbe iniziare ad abbassare il costo del denaro a partire da settembre (con una probabilità del 46,5%.
Sebbene l’inflazione sia ancora superiore all’obiettivo della Fed, ci sono segnali che potrebbero favorire un futuro taglio dei tassi. In primo luogo, la moderata crescita del core PCE indica che le pressioni inflazionistiche potrebbero essere in fase di attenuazione. In secondo luogo, il calo del DPI reale e del PCE reale suggerisce che i consumatori stanno spendendo meno in termini reali, il che potrebbe rallentare ulteriormente l’economia.
Un altro fattore cruciale è la dinamica del mercato del lavoro. Un aumento del tasso di disoccupazione o un rallentamento nella crescita dei salari potrebbe influire negativamente sulla domanda e, di conseguenza, sull’inflazione. In questo contesto, la Fed potrebbe essere spinta a ridurre i tassi di interesse per sostenere l’occupazione e la crescita economica.
Tuttavia, è importante considerare anche il contesto internazionale. Eventuali tensioni geopolitiche o fluttuazioni nei mercati finanziari globali potrebbero influire sulla decisione della Fed. Ad esempio, un aumento dei prezzi dell’energia a livello mondiale potrebbe alimentare nuovamente l’inflazione, rendendo più difficile per la Fed giustificare un taglio dei tassi.
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